Carmina Burana di Bressanone Ipotesi e convegno di esperti

Il Codex Buranus, uno dei manoscritti medievali più famosi, da cui derivano i Carmina Burana, potrebbe provenire dai dintorni dell’abbazia benedettina di Novacella, in Alto Adige. È l’ipotesi indicata in uno studio sul manoscritto che sarà al centro di un convegno della Libera università di Bolzano, nel campus di Bressanone, dal 26 al 28 luglio, che oltre agli aspetti legati alla sua provenienza, farà luce sulla sua multidimensionalità testuale e musicale, il suo legame con temi spirituali e laici, il latino e la lingua popolare. Il tutto sarà accompagnato da un concerto nel Museo Diocesano di Bressanone il 27 luglio, alle ore 20.
Il Codex Buranus, conservato a Monaco di Baviera, nella Bayerische Staatsbibliothek, fu riscoperto nel monastero benedettino bavarese di Benediktbeuern nel 1803, nel corso della secolarizzazione avviata da Johann Christoph von Aretin, e, nel 1847, la prima edizione completa venne sottoposta all’attenzione della ricerca grazie al bibliotecario Johann Andreas Schmeller.
Più tardi, la trasposizione in musica di alcuni di questi testi da parte di Carl Orff, nella cantata Carmina Burana, assicurò fama mondiale alla collezione.
«Sebbene la data di origine della collezione - intorno al 1230 - oggi sia considerata certa, la sua provenienza è ancora controversa: mentre le ricerche più antiche stimavano Seckau come la sede della collezione, quelle più recenti tendono ad avere origine in Alto Adige, possibilmente nei dintorni del monastero di Novacella», spiega Johann Drumbl, organizzatore del convegno ed ex-rettore di Unibz.

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