Al Muse giochi di parole con Bartezzaghi e Albini

Non c’è lingua e non c’è epoca in cui non si sia giocato con le parole: troviamo giochi di parole nei testi più solenni di religioni, letterature, filosofie.

Nell’ambito della mostra Genoma Umano. Quello che ci rende unici la metafora linguistica diventa la chiave per la comprensione di concetti scientifici complessi che riguardano la nostra vita e noi stessi. Nella narrazione della mostra, infatti, ricorrono numerose analogie tra il «linguaggio umano» e il «linguaggio del genoma», tanto da decidere di dedicare al linguaggio, anche il secondo appuntamento collaterale della mostra, il 18 maggio alle 20.30 al Muse: Giochi di parole e linguaggio del genoma

Protagonisti dell’incontro il saggista ed enigmista Stefano Bartezzaghi, autore del libro «Parole in gioco», e la ricercatrice e giornalista Adriana Albini, che si occupa di ricerca oncologica, ha realizzato oltre 320 pubblicazioni scientifiche ed è tra le scienziate italiane più citate nel mondo e tra le prime tre nel campo della ricerca sul cancro. Modera il giornalista Paolo Ghezzi. L’evento sarà tradotto in Lis (lingua italiana dei segni).

È consigliata la prenotazione al numero 0461.270311.
Se, come suggerisce Bartezzaghi, per il linguaggio umano «Capire quando una parola giochi e quando faccia sul serio non è facile, e forse non è neppure del tutto sensato», per il linguaggio del genoma sembra invece indispensabile che la ricerca si impegni a comprendere significati, ambiguità e variazioni. Nell’attuale era «post-genomica», focalizzata sulla funzione e la plasticità del materiale genetico, la comprensione di questa «lingua tutta da capire» lascia intravvedere nuovi scenari per dare risposte e trovare soluzioni a importanti questioni sulla biologia umana, con l’obiettivo di vivere a lungo e in buona salute.

Nella mostra i punti nei quali si fa ricorso alla potente metafora del linguaggio sono numerosi. A cominciare da una rappresentazione multimediale: basata su suoni e fonemi di difficile interpretazione e proiezioni di combinazioni di lettere, con senso compiuto e non, l’exhibit gioca con le lettere iniziali delle quattro molecole fondamentali del dna. Grazie al linguaggio sono introdotti argomenti importanti, quali la struttura del genoma, i vari elementi che lo costituiscono e la porzione che viene effettivamente trascritta e tradotta. Un esercizio enigmistico, «Il mutastorie» è stato realizzato per illustrare le mutazioni genetiche e proporle come base delle differenze tra individui. Questo «gioco» dimostra come semplici modifiche possano cambiare il senso di un racconto in modo più o meno significativo.Il pubblico si diverte a spostare, invertire, eliminare e duplicare lettere e parole producendo parole e frasi diverse, sensate, buffe, ambigue o prive di senso.

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