Cinquant'anni di etnografia al Museo di San Michele

di Fabio De Santi

Era il novembre del 1968 quando veniva inaugurato il Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina di San Michele all’Adige in un contesto legato a quel «folk revival» che stava allora incominciando a mettere in discussione gli eccessi, gli sprechi e le tante nuove ingiustizie del boom economico, cercando piuttosto di salvaguardare e riportare alla ribalta le culture locali.

Oggi, a cinquant’anni di distanza, il Museo propone il 14 e 15 aprile, dalle 10 alle 19, l’ eTNo - Festival dell’etnografia del Trentino che si lega nel tema di questa sua sesta edizione «Dal 1968 a oggi: 50 anni di etnografia» a questa ricorrenza.

Nel fine settimana il Museo di San Michele, diretto da Giovanni Kezich, apre le sue porte al territorio, alle tradizioni popolari riproposte e rivissute, all’enogastronomia a decametro zero e alla didattica ambientale, sulla scorta di un concetto sempre più familiare al grande pubblico, quello di «etnografia», che vuol dire semplicemente tradizioni popolari e il loro studio. Si comincia sabato mattina con la tromba di Nicola Marian, alle ore 11, poi la Corale polifonica Cimbra, Lusernae lo spettacolo alla sera di pupazzi di Luciano Gottardi.

Si tratta di una kermesse, piena di appuntamenti al Museo, visitata lo scorso anno da tremila persone, che viene a compimento di tutta l’attività, di contatti, di ricerca, di collaborazione, di interventi didattici, che il Museo opera costantemente nel territorio, e che viene restituita e rappresentata nel contesto del Festival attraverso due filoni principali distinti: quello dei beni materiali, i patrimoni etnomuseali, le attività artigianali, i saperi alimentari, e quello ad esso contiguo dei beni immateriali o volatili, tra cui la lingua, la tradizione orale, la musica, i balli, molto ben rappresentati quest’anno da un bel numero di gruppi folk.
Il filo della memoria si legherà quindi al 1968 e a Giuseppe Sebesta, che portò in Trentino l’entusiasmo del folk revival: geniale homo faber trentino-boemo Sebesta riuscì a catturare lo spirito di questi luoghi e a intrappolarlo in una macchina complessa, detta «museo degli usi e costumi».

Passati cinquant’anni, lo stesso spirito è quello che si ritrova oggi nel Festival dell’etnografia, occasione primaverile che chiama a raccolta nel chiostro e nella corte del Museo tanti operatori del territorio a proporre i frutti della loro attività di tutto l’anno.

Quella organizzata in collaborazione con Ecomusei del Trentino Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Trento, Family in Trentino, Federcircoli, Fondazione Mach e Federazione Cori del Trentino, è un’intensa due giorni che prevede attività musicali, artistiche, d’artigianato, teatrali, didattiche, gastronomiche. Complessivamente, una novantina di proposte, a cura di soggetti locali, ecomusei, piccoli musei, aziende agricole, associazioni, gruppi di volontari. Una vetrina delle tante iniziative che, ai quattro angoli del Trentino, si sono poste il compito di comprenderlo, di studiarlo, di ritrovarlo, di riqualificarlo a partire dall’iniziativa dei giovani, delle associazioni, dei gruppi di volontariato, in una prospettiva in cui il concetto stesso di «etnografia» appare emancipato da qualsiasi leziosaggine popolaresca, per entrare direttamente nei processi che orientano il governo minuto del territorio, le sue scelte, la sua cultura quotidiana.

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