I 90 anni di Bepi Grosselli Il racconto di una vita

Sguardo curioso e critico fuori e dentro i confini regionali: il giornalismo, la passione per la musica («Ho fatto cantare tante persone»), il rispetto per i lavoratori

Il prossimo 27 dicembre compie 90 anni. Mons.Giuseppe Grosselli, per anni a capo della Pastorale del turismo e tempo libero dell’arcidiocesi di Trento, ha festeggiato in anticipo il compleanno con l’uscita del libro «Don Bepi, una vita trentina».

Scritto a quattro mani con Roberta Giampiccolo, «spalla» di Grosselli per 18 anni alla Pastorale e ora segretaria alla Pastorale scolastica, è un po’ autobiografia e un po’ racconto attraverso intervista e articoli.

Uomo e sacerdote che vive fra la gente, monsignor Grosselli (che per tutti resta «don Bepi») è conoscitore del Trentino e del mondo. È fra coloro che meglio hanno studiato il sistema del turismo trentino: un sistema che, anche dalle pagine dei giornali, ha criticato nelle sue degenerazioni. È fra coloro che hanno messo in evidenza gli «effetti collaterali» della spinta promozionale data dalla «farfalla del Trentino», quella a guida Mario Malossini.

Ma dire Grosselli - come ricorda sulla pagina delle lettere (lettere@ladige.it) Armanda Ravagni - significa anche dire musica e musica corale. «Riconosco di essere una persona fortunata - racconta il prete - Ho vissuto e superato tempi difficili. Oltre gli studi di teologia ho studiato musica, perché mi piaceva, così ho potuto insegnarla. Poi ho seguito operai, giovani, preti, aclisti, coristi, presepisti, preti con lo zaino.
 
Ho fatto il giornalista e infine il parroco a Montevaccino. Per me è importante “tegnir ensieme la zènt”. Ho fatto cantare tante persone. Cantare insieme fa bene. Ho fondato il coro “Bella ciao”, perché nella nostra città non c’era un coro con un repertorio di canti del lavoro.

Chiudo dicendovi che per andare avanti bene non si deve vivere di rimpianti, ma vivere l’oggi, mettendosi sempre in gioco. E soprattutto vivere cercando la bellezza di ogni età. Ora io non posso più andare con la mia auto, vado con l’autobus. Ma trovo bello questo fatto, perché lì incontro gente e posso parlare».

Dopo la presentazione ufficiale del libro, lo scorso 10 novembre, sono attese nuovi appuntamenti, in città e in provincia (di sicuro a Calavino, suo paese natale, e a Montevaccino, suo paese d’adozione).
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