Al Muse le Estinzioni

di Fabrizio Franchi

Estinzione. Quando lo si dice la gran parte di noi pensa ai dinosauri. Siamo convinti che quel grande meteorite caduto sulla terra sia all’origine della scomparsa di queste gigantesche antiche galline. Ci immaginiamo il Tirannosaurus rex o lo Pterodattilo che inutilmente corrono alla ricerca di un posto utile per non morire.

Ma si tratta di associazioni mentali spesso dettate dall’immaginario. Perché la realtà è molto peggio. Senza creare troppi allarmismi, ma a mettere l’Uomo, o meglio noi tutti - davanti alla situazione ci ha pensato il Muse, il Museo di scienze di Trento diretto da Michele Lanzinger, con una mostra che sarà inaugurata sabato alle 18 al secondo piano del palazzo realizzato da Renzo Piano. Si tratta di "Estinzioni. Storie di catastrofi e altre opportunità". Un progetto che resterà aperto fino a giugno 2017 e a cui partecipano l’Università di Padova, l’Università milanese della Bicocca e il Museo regionale di Scienze naturali di Torino. Giustamente il sottotitolo indica le «opportunità», perché la mostra vuole metterci di fronte alle nostre responsabilità, ma dando una speranza. Estinzioni dunque, non soltanto di dinosauri.

Tra decine di fossili, di crani, di ossa, recuperati da diversi musei italiani con una ricerca certosina, la mostra propone anche riproduzioni di animali, video e gallerie multimediali. Al secondo piano del museo, su un’area di 500 metri quadri, si potranno osservare le estinzioni di tante specie. I dinosauri, ma anche più recentemente il buon vecchio amato Dodo - un bizzarro uccello di cui sappiamo poco - fino al povero spelacchiato Tilacino, un lupo dalla bocca gigantesca, al quagga, all’Alca Impenne, una sorta di incrocio tra un pinguino e un’anatra, che fu presente anche alle nostre latitudini e di cui ci siamo fatti scorpacciate, oltre a usarlo come combustibile, fino a farlo scomparire circa due secoli fa: «Letteralmente lo abbiamo mandato in fumo», dice il paleontologo Massimo Bernardi con ironia atroce.

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Racconta Bernardi (gli altri curatori sono Michele Menegon e Alessandra Pallaveri del Muse e Telmo Pievani dell’Università di Padova) che «sapere che ci sono già state delle estinzioni ci aiuta a renderci conto dell’entità della crisi. Se sappiamo leggere la situazione attuale in maniera intelligente e relativa capiamo meglio le dinamiche attuali. L’Uomo non ha mai vissuto una crisi dell’ecosistema come questa e per le estinzioni è importante capire quali processi sono avvenuti». Bernardi ci tiene a specificare che non saranno date ricette. Ma tutti saranno invitati a riflettere. Anche per capire che certe estinzioni, dice ancora Bernardi, «sono state assurde e sono avvenute per la stupidità dell’uomo».
Cinque le sezioni tematiche in cui potremo «leggere» i passaggi di 500 milioni di anni, con le cinque grandi crisi e il recupero delle lezioni di Georges Cuvier con le sue intuizioni settecentesche sulle estinzioni, che lui chiamò «rivoluzioni». Cinque sezioni in cui potremo ammirare anche lo scheletro di un grande dinosauro sauropode (l’unico esposto in un museo italiano) che accoglierà il pubblico all’ingresso della mostra, al celebre cranio di Homo neanderthalensis «Guattari I», il più completo preservato nel nostro paese.

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Estinzioni: la nuova mostra al Muse

 

Le ultime due sezioni saranno per l’appunto dedicate all’Uomo. All’homo sapiens e all’homo neanderthalensis. Quell’essere che troppo spesso abbiamo creduto essere un nostro antenato, come se ci fosse uno stacco cronologico: scompare lui, arriviamo noi. Sbagliato, rivela Bernardi: «Ci sono stati rapporti conflittuali, milioni di anni fa, ma anche rapporti creativi e intimi. L’uomo di Neanderthal è dentro di noi, visto che è stato trovato dna di Neanderthal nel nostro organismo e certo non ci è entrato per opera dello Spirito santo...».

Le cinque sezioni si chiudono con il video della ragazzina Severn Suzuki, che a dodici anni nel ’92 alle Nazioni Unite fece un accorato appello per la salvezza del pianeta. Oggi, 24 anni dopo, quella ragazzina è una donna che riesamina i risultati del suo appello. Ma i risultati sono drammatici e lo testimonia una carrellata di video - muti - di quarant’anni di inutili summit dei Grandi della terra sull’ambiente. E la cartolina di invito della mostra inquieta più di ogni altro ammonimento. Fissate bene i contorni del dinosauro: dentro vedrete un volto umano. Vuol dire che ora tocca a noi, cittadini comuni, se vogliamo evitare la sesta estinzione. La nostra.

E per la festa del Muse ci sono anche tanti altri appuntamenti.

Il terzo compleanno del Muse sarà una grande festa non solo per la mostra «Estinzioni». Tanti gli spettacoli e gli appuntamenti. Da pomeriggio a tarda sera di sabato 16 ci sarà un serrato programma di attività, eventi, talk, cinema, cibo e musica.

Si comincia alle 16.30 e si va avanti fino alle 20 con i Laboratori e giochi per le famiglie fuori e dentro il museo. Il parco del Muse e il Palazzo delle Albere saranno animati per tutto il pomeriggio da attività, laboratori, giochi e da uno speciale atelier di cucina a tema «estinzioni» (16.30, 17.00, 17.30 – su prenotazione 0461 270311) offerto da Cameo, sponsor dell’evento. Durante la giornata sarà possibile addentrarsi, guidati dai mediatori del museo, fra gli orti, dedicati all’anno internazionale dei legumi. Sarà possibile anche conoscere le proprietà cosmetiche delle piante nel laboratorio Naturalmente belli.

Alle ore 20.30 il Grande Talk. Si dialoga con i curatori della mostra.

Alle 19 Aperitivo alternativo. Il pubblico è invitato a degustare le differenti varietà di legumi presentati negli orti del Muse.

Dalle 20 fino a tarda sera immersi nel parco e nelle luci distese della sera, sarà possibile cenare in un’atmosfera in stile Biergarten.

Poi, alle ore 21.30 tutti al cinema nel parco del Muse con uno dei film d’animazione più amati degli ultimi anni, l’Era Glaciale che sarà proiettato sulle pareti esterne dell’edificio. Basato su un racconto di Micheal J. Wilson ha ottenuto una nomination come miglior film d’animazione ai Premi Oscar 2003 e dato il via ad altri quattro sequel di successo.

Ma non è finita. Durante la giornata si apre per la prima volta al pubblico l’importante novità del terracquario al secondo piano del museo per immaginare come potevano essere gli ambienti emersi di quel periodo.

E, ancora: la Sfera NOAA – una chiave di lettura interattiva del mondo con 100 pagine di rapporti e reportage per raccontare la situazione del Pianeta, le ragioni delle 36 guerre in corso, tratto da «L’Atlante delle guerre».
Infine, la mostra di Brunivo Buttarelli, pittore scultore e scenografo, da sempre affascinato dall’immaginario geologico, paleontologico e archeologico. Bellezza e angoscia circolano e imbevono la sua opera dove serpeggia nostalgia per un paradiso perduto e rivolta per un vivente violato.

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