Gli angeli custodi in 3d di Viviana Lupi

di Fabio De Santi

Immaginate un futuro in cui ad ogni bambino viene assegnato fin dalla nascita una sorta di angelo custode elettronico in 3d che ha il compito di seguirlo e consigliarlo in ogni passaggio della sua vita. Si sviluppa da questi presupposti la trama narrativa di L’amico gentile,  primo romanzo di Viviana Lupi, giornalista scientifica con una lunga esperienza alle spalle. Il libro è stato pubblicato per i tipi delle Edizioni Del Faro. Un romanzo di fantascienza che ci ha ricordato, per il suo proiettarsi in un futuro distopico, che disegna cioè una società inquietante frutto magari di guerre apocalittiche o legata alla mancanza totale di libertà, certi esempi del filone cyberpunk legato ad autori come Bruce Bethke e William Gibson che segnò questo tipo di narrativa negli anni ottanta.
Lupi, da quali esigenze è nato questo suo primo romanzo?
È sempre bello immergersi in una storia. Attraverso la visione di un film ad esempio o leggendo un libro, oppure ascoltando i racconti degli amici. Una sera di circa due anni fa ho sentito che per un periodo questo non mi sarebbe bastato. Avevo voglia di crearne una mia. E così ho incominciato a scrivere la storia di Evan, un bambino del futuro che vive in una città ipertecnologica.
Lo spunto narrativo ci porta in un futuro inquietante dominato dalla tecnologia: come viene tratteggiato?
Ho immaginato un futuro in cui la Rete non collega solo i computer e gli smartphone, ma ogni oggetto. Nella Città Intelligente del libro tutto è connesso: il tavolo di cristallo della cucina, il frigorifero, lo specchio del bagno, le pareti schermo della casa. Tutto raccoglie e trasmette dati. Addirittura le persone sono collegate attraverso chip contenuti nelle nanosfere che scorrono nel loro sangue. Questo dà immensi vantaggi a tutti ma poi c’è anche il rovescio della medaglia. A essere inquietante però non è la tecnologia ma la passività con cui la società accetta ogni suo aspetto, accecata solo dai lati positivi.
Chi sono questi «Amici Gentili» che ha inventato, quale funzione hanno?
Gli Amici Gentili sono degli angeli custodi elettronici. A ogni bambino ne viene assegnato uno al momento della nascita. Escono in 3d dagli orologi portati al polso e aiutano in ogni momento della vita. I genitori sono contenti perché pensano che così i figli siano più protetti e loro stessi tengono con sé i propri Amici Gentili anche da adulti, dato che ormai sono diventati per loro degli indispensabili assistenti. Nella Città Intelligente nessuno fa un passo senza il proprio Amico Gentile.
Il personaggio principale del romanzo è Evan, un bambino di dieci anni...
Sì, compie dieci anni nel corso della storia, ma è un bambino del futuro, perciò si può paragonare a un ragazzo di circa 14 anni di oggi. È altruista e sensibile e vive spensierato nei mirabolanti scenari 3d messi a disposizione di tutti per il divertimento. Un giorno viene mandato in una nuova scuola dove incontra Sarah e Mark Junior, figli di alti dirigenti della Città: i soli bambini cresciuti senza Amici Gentili e senza condizionamenti. Evan è un bambino empatico, Sarah è geniale, Mark Junior è ribelle. L’amicizia fra i tre si rivelerà esplosiva.
Ho trovato molto coinvolgente il ritmo narrativo che ha dato al racconto : si è rifatta come idea a qualche scrittore, a qualche punto di riferimento letterario?
Ho sempre divorato i libri. Leggo da quando avevo quattro anni e mezzo. Ammiro moltissimi scrittori, del presente e del passato, e traggo spesso ispirazione anche per la vita quotidiana. Ma in questo caso no, non ho seguito un punto di riferimento preciso. Alcuni amici che per primi hanno letto il libro mi hanno detto che in tanti momenti è come vedere un film. Ecco, forse lo stile è un po’ cinematografico. Prediligo la scrittura scorrevole, ricca di immagini vivide perché leggere deve essere un piacere. Il libro penso sia adatto anche ai ragazzi. Parlando di ritmo mi viene in mente che per cinque anni ho preso lezioni di batteria rock. Forse la cosa ha influito.
Le va bene il termine di fantascienza per definire questo  libro?
Tecnicamente si tratta di fantascienza. In particolare è una distopia. Non è mia intenzione accostarmi a grandi nomi, ma alla Orwell per capirci. Ho scoperto dopo averlo scritto che forse il romanzo si può inserire nel filone cyberpunk.
Ritiene che i rischi legati appunto all’invadenza delle tecnologie nelle nostre vite siano concreti? Fra l’altro come sottolinea anche in queste pagine i nostri smartphone sono già gli antenati degli Amici Gentili: dobbiamo preoccuparci?
La tecnologia è indispensabile per la nostra vita. Credo che l’unico vero rischio sia legato alla mancanza di consapevolezza che a volte la società dimostra nei confronti delle tecnologie. Ad esempio Internet influenza la società e al tempo stesso la società influenza Internet. Essere consapevoli di entrambe le cose potrebbe già essere un buon punto di partenza. So che ci sono dei progetti nelle scuole dedicati alla cittadinanza digitale e questo è molto prezioso. Sarebbe bello che tutti si interessassero sempre più alla scienza e alla tecnologia, facendolo attraverso fonti affidabili ed evitando le bufale. E ovviamente facendo distinzione fra scienza e fantascienza. Il mio è un racconto che parla di un possibile futuro. Ma gli scenari che si aprono sono tanti e dipende anche da tutti noi quale si realizzerà. Nella città del libro sono evidenti anche i grandi vantaggi delle tecnologie. Un ruolo importante lo hanno i bambini. Sono come delle sentinelle che avvertono quando qualcosa non va. Ma la responsabilità di cambiare le cose non può essere affidata solo ai più giovani. Ho sempre trovato ipocrita questo atteggiamento. Tutti, giovani, adulti, anziani, devono fare la propria parte.
Sta già pensando ad un nuovo romanzo o è troppo presto per parlarne e se sì potrebbe essere sempre legato al filone fantascientifico?
Il libro si apre con la festa per il settimo compleanno di Evan -  che tra l’altro riceve in regalo un cane elettronico e palloncini virtuali - e si chiude quando lui ha dieci anni. Ogni tanto penso a quali avventure potrebbero vivere Evan, Sarah e Mark Junior quando saranno dei ragazzi più grandi. Un altro salto nel futuro. Potrebbe essere questa l’idea per un prossimo libro. Ma prima vediamo se la storia piacerà e se le persone avranno voglia di leggerla.

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