Thuram a Comano

Dopo Francesco Moser, a Trentino d'Autore è arrivato ieri sera un altro campione dello sport, alle Terme di Comano, Lilian Thuram per presentare il libro "Per l'uguaglianza" (Add editore). Dopo, ma anche durante la carriera di calciatore, ha contribuito a promuovere l'integrazione sociale, contro ogni forma di discriminazione e di razzismo. A questo fine ha costituito una Fondazione, che porta il suo nome e che svolge una serie di attività, soprattutto in ambito educativo, nei luoghi della socialità giovanile. Un'esperienza che Thuram ha voluto trasferire nel libro "Per l'uguaglianza" scritto in collaborazione con molti fra coloro che partecipano alla Fondazione, intellettuali e studiosi. Un libro in parte autobiografico, in parte analitico e riflessivo.

Racconta, nei primi capitoli, la sua vi-cenda personale. Thuram, nato in Guadalupa, penultimo di una famiglia con cinque figli nati da padri diversi. Una condizione normale, nella terra d'origine, ma non in Francia, dove si trasferisce a nove anni. E lì si trova, immediatamente, a porsi domande. E tutto il libro è una sequenza di domande, che nascono dalla sua esperienza. Ma è soprattutto in Francia che Thuram scopre, sulla sua pelle, la questione del razzismo. Perché "è stato al mio arrivo a Parigi che sono diventato nero". Prima, non si era mai posto il problema. Un giorno, a scuola, lo chiamano "Noiraude", come la mucca nera e stupida di un cartone animato in voga all'epoca.

A Parigi il colore della pelle è causa di stigmatizzazione, la differenza diventa diversità. Tuttavia, "non si nasce razzisti, lo si diventa", sottolinea Thuram. È una costruzione sociale che si trasmette di generazione in generazione. Fino a divenire "un'abitudine, un riflesso inconscio". Il calcio, nella visione di Thuram, serve a spezzare quest'abitudine, questo pregiudizio dato per scontato

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