Palma d'oro al coreano «Parasite» A Cannes Italia a mani vuote

Il film coreano "Parasite", di Bong Joon Ho, vince la Palma d'oro del 72° festival di Cannes

TUTTI I PREMI

Il film Atlantique di Mati Diop vince il Grand Prix 

Antonio Banderas, per Dolor y gloria di Pedro Almodovar, vince il premio come migliore attore 

Emily Beecham, per il film Little Joe di Jessica Hausner, vince il premio come migliore attrice. mentre i fratelli Jean Pierre e Luc Dardenne, per il film Young Ahmed, vincono il premio per la migliore regia 

I film Les Miserables di Ladj Ly e Bacurau di Kleber Mendonca Filho e Juliano Dornelles vincono ex aequo il Premio della giuria

Va a Portrait of a Lady on Fire di Celine Sciamma il premio per lamigliore sceneggiatura

La menzione speciale del 72 /mo festival di Cannes va al cortometraggio Monstruo Dios di Agustina de San Martin.

Il film Nuestras Madres di Cesar Diaz, dalla Semaine de la Critique, vince il premio Camera d'oro, migliore opera prima. 

La Palma d'oro 2019 al migliore cortometraggio  va al film di Vasilis Keratos che si intitola The distance between us and the sky.

Anche al film It Must Be Heaven di Elia Suleiman va la menzione speciale.

Il traditore di Marco Bellocchio, era unico film italiano nel concorso del festival di Cannes quest'anno. Il film con Pierfrancesco Favino camaleontico Tommaso Buscetta, il super pentito di mafia, non ce l'ha fatta dunque a rientrare tra i premi della giuria presieduta dal messicano Alejandro Gonzalez Inarritu.

Il traditore ha avuto ottime recensioni, un'accoglienza alla premiere mondiale di 13 minuti di applausi e al mercato dei film sta ottenendo grandi riscontri, dall'acquisto Sony per i diritti sull'uscita americana all'approdo in Spagna e Germania. Bellocchio e Favino, con gli altri attori, sono già ripartiti  per l'Italia. 


PARASITE

Ancora una storia di ricchi contro poveri, ma in Corea, una lotta di classe ravvicinata in cui a fare la differenza c’è anche l’olfatto. I poveri puzzano un pò troppo per i ricchi coreani, o almeno, è quello che capita nel film Parasite, scritto e diretto dal talentuoso Bong Joon-ho e con uno dei protagonisti, Song Kang-ho, da Palma.

Come è stato per molti film in concorso di questa 72/a edizione del Festival di Cannes, Parasite parte in commedia, ma poi atterra nel dramma, un family-drama con una forte valenza politica. Perchè alla fine a giocarsi tutto in questo ‘Parasitè sono due famiglie agli opposti, i poverissimi Ki-taek e i ricchissimi Park. I primi vivono in un sottoscala che spesso viene derattizzato (da qui forse l’odore), i secondi in una stupenda villa con giardino arredata con gusto e senza badare a spese.

Tutto inizia in casa Ki-taek quando l’intera famiglia, padre, madre, figlio e figlia è nel panico più totale perchè il wifi del vicino, a cui attingono tutti da sempre, ha cambiato password. Tutto cambia per questa famiglia di ‘brutti, sporchi e cattivì, quando il primogenito, con un espediente non proprio corretto, si ritroverà a fare lezione di inglese alla figlia dei Park. Il ragazzo sarà come un cavallo di Troia per aprire le porte dei Park all’intera sua famiglia che sarà in pochissimo tempo tutta al servizio della ricca casa. Per i Ki-taek la povertà sembra finita, ma nel rifugio antiatomico della ricca casa c’è un’orribile sorpresa e la pace tra le due famiglie sarà rotta.

«L’ispirazione mi è arrivata con questa domanda: cosa accadrebbe se due famiglie - una ricca e una povera, che occupano quartieri molto diversi - si incontrassero? Cosa accadrebbe poi se quei due mondi dovessero alla fine scontrarsi?» spiega il regista coreano. E ancora Bong Joon-ho: «Non sono ossessionato dal tema della famiglia, nel caso di questo film sarebbe poi comunque diverso dai miei lavori precedenti in cui le famiglie erano incomplete. In ‘Mother’ non c’era padre, e in ‘The Host’, madre».

Ultimo film del regista coreano, Okja, realizzato per Netflix e che creo non poche polemiche proprio al Festival di Cannes del 2017. «Penso che ci dovrebbe essere una maggiore spinta alla coesistenza tra cinema e Netflix. Come regista - dice Bong Joon-ho-, come creatore, il mio lavoro è fare film, non preoccuparmi di queste cose. Ma per quanto riguarda Okja sono rimasto alla fine soddisfatto della reazione del pubblico, non solo coreano. Soprattutto vegani e vegetariani, poi, hanno davvero amato molto il film».

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