«Il primo re», kolossal italiano su Romolo e Remo

«Il primo re» di Matteo Rovere, originale rivisitazione dall’anima filologica del mito della fondazione di Roma da parte di Romolo e Remo, ti porta con vero coraggio nella notte della storia dove gli uomini avevano tanto freddo e paura. Siamo sulle sponde del Tevere nel 753 a.C. per questa rivisitazione «emotiva e realistica» (così la vede il regista) del mito di Romolo e Remo, interpretati rispettivamente da Alessio Lapice e Alessandro Borghi, due fratelli pastori legati da un grande amore e alle prese con un mondo ostile.

Girato in proto-latino (cosa che provoca nello spettatore lo stesso sperdimento dell’aramaico usato ne «La passione di Cristo» di Mel Gibson), atmosfere alla Terrence Malick e utilizzo della sola luce naturale e in formato anamorfico da parte di Daniele Ciprì, rendono «Il primo re», in sala in 300 copie con 01 dal 31 gennaio, un film del tutto originale nel panorama cinematografico italiano.

Scene d’azione del film, belle ed efficaci, girate con l’utilizzo di effetti speciali molto realistici, e, come per il precedente film di Rovere «Veloce come il vento», processo di post produzione durato oltre un anno (esattamente 14 mesi).

Le riprese principali del film si sono tenute interamente nel Lazio. Tra le location utilizzate: il Bosco del Foglino e i comuni di Nettuno, Orvieto, Viterbo e Manziana. Infine, il budget del film, che ha ha avuto una produzione internazionale, è di circa nove milioni di euro.

«Mi interessava molto fare un film su questo periodo storico mai trattato prima e che è poi la base della nostra civiltà e della stessa fondazione dell’Occidente - spiega il regista a Roma -. È comunque un lavoro sulla fratellanza, sull’amore di due fratelli, ma nel finale ci sono temi come la nascita dell’imperialismo e della stessa politica».

Ci tiene poi a dire Matteo Rovere: «Ne “Il primo re” la cosa a cui tenevo di più è il realismo, sorprendere lo spettatore anche grazie a questo mondo di persone senza barba fatta, sporche e infreddolite anche attraverso la più realistica violenza».

Dice infine Alessandro Borghi: «Per me questo film è soprattutto una storia d’amore tra due fratelli pecorai. Mentre una cosa è certa al di là della preparazione che tu puoi fare per un film del genere subentra poi la tua personale natura. Tu puoi prevedere tutto e prepararti a tutto, ma, nonostante questo - continua l’attore - , non puoi immaginare che quel giorno pioverà e che le dita della tua mano non ce la fanno proprio a stringere la spada».

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