Claudio Amendola è «Nero a metà»

di Emanuela Castellini

Chissà se Claudio Amendola - attore romano di successo, oltre cento film all’attivo, padre, marito, eterno ragazzo dallo sguardo malinconico e il sorriso aperto, sposato felicemente con Francesca Neri - abbia mai incontrato il male di vivere: quel tormento interiore, quel lato oscuro che fa emergere nei personaggi che interpreta sul grande e piccolo schermo, come adesso nel ruolo dell’ispettore Carlo Guerrieri in «Nero a metà», serie poliziesca coprodotta da Rai Fiction, al via su Raiuno dal 19 novembre 2018 per sei prime serate.

Una serie ambientata in una Roma inedita e multietnica, quella dell’Esquilino, nel commissariato Rione Monti e in particolare nella sezione investigativa, con tutte le contraddizioni legate all’immigrazione. Una città con le sue ombre, i vicoli che di notte si popolano di spacciatori.
In scena, al suo fianco, l’attore Miguel Gobbo Diaz.

«La particolarità di questa serie è il confronto generazionale e anche umano dei nostri personaggi: io dò vita ad un poliziotto che nel lavoro adotta metodi più sbrigativi, a volte al di là delle regole e, che, deve fare i conti con un passato misterioso che riaffiora; Miguel, invece, interpreta Malik Soprani, lavora nella sezione Omicidi. È appena uscito dall’Accademia di polizia, ligio alle regole, tutto perfettino e tecnologico, si scontrerà spesso con il «mio Guerrieri», dice Amendola, ora impegnato a Bolzano, sul set di «Le mele di Adamo», per la regia di Giorgio Pasotti.

Amendola è rasato perché ha da poco terminato le riprese del film. La pellicola tratta la vicenda di un prete ottimista (Pasotti) a cui piace occuparsi di cause perse che a un certo punto s’imbatte in un criminale psicopatico, Amendola, nel mezzo della sua riabilitazione.

Il suo personaggio avrà grandi problemi con quello di Miguel (dalla pelle scura, nato a Santo Domingo, ma cresciuto in Italia, nel vicentino, ndr), non solo sul lavoro ma anche nel privato perché ci prova con sua figlia?
Sì. Alba (Rosa Diletta Rossi) che ama profondamente. L’ha cresciuta da solo, perché la mamma è sparita in circostanze misteriose, è possessivo nei suoi confronti e gli dà fastidio che il giovane collega ci provi con sua figlia, questo scatena la sua gelosia.

Quanto influisce l’amore nei suoi stati d’animo?
Tanto. Se ami, vivi nell’euforia e ti avvicini parecchio alla felicità.

Ma lei si è mai chiesto cosa sia la felicità?
Sì. La mia felicità è legata ai figli (Alessia e Giulia, avute dalla prima moglie, il terzo, Rocco dalla Neri, ndr). Me la vivo ogni volta che sto con loro. Purtroppo non quanto vorrei, perché per lavoro sono poco presente. Li guardo mi danno gioia, serenità. I loro occhi mi trasmettono nell’anima il loro stato d’animo. Sono ragazzi cresciuti in un ambiente sereno, si sentono amati.

Felicità e serenità vanni di pari passo?
Sono molto vicine. Se sei sereno puoi facilmente essere felice.

Il periodo più bello della sua esistenza?
Quello che sto vivendo in questo momento: con Francesca, con la famiglia, con il lavoro, con me stesso.

Lei ha ricevuto anche il Nastro d’Argento come miglior regista esordiente. Pensa di proseguire con la regia?
Sto lavorando a dei nuovi progetti molto interessanti, uno cinematografico e uno televisivo che non è pensato per la tv generalista. Mi affascinano le nuove piattaforme tv.

Il suo rapporto con la nostra città continua?
Trento è la città di Francesca, mi piace perché mi sorprende ogni volta che torno. Abbiamo acquistato una casa a Levico, dove da tempo abita la mamma di mia moglie. Sono luoghi incantevoli, dove si vive bene.

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