Leone d'oro a Cuaron per «Roma»

In pieno accordo con le opinioni e le previsioni di critici e pubblico Roma di Alfonso Cuaròn ha conquistato il Leone d’oro della 75ª Mostra d’arte cinematografica di Venezia. Un film di più di tre ore, in bianco nero, girato in Messico con un cast e una troupe messicani.

È ambientato a Città del Messico negli anni ‘70, un periodo turbolento per il Paese (scosso da un violento scontro sociale) e per la vita di una famiglia borghese nella quale tre donne (moglie/madre, nonna, la domestica) - dopo che l’uomo di casa ha abbandonato tutti per una nuova amante- solidarizzano fra di loro con intenso affetto per mantenere in vita serenamente una convivenza nella quale sono coinvolti anche quattro bambini.

È il film più personale del regista di «Harry Potter e il prigioniero di Azkaban», di «I figli degli uomini» e di «Gravity» (Oscar per il miglior regista e per la sceneggiatura nel 2013), per molti versi autobiografico, raffinato nella messa in scena (distante da quelle dei suoi lavori precedenti) che evoca i migliori maestri del cinema europeo. Nel suo discorso di ringraziamento (in cui ha alternato italiano, spagnolo e inglese) ha ringraziato anche Netflix lasciando intendere di sostenere la scelta della Mostra (in antitesi al festival di Cannes) di dare spazio anche alle produzioni progettate per essere viste non principalmente nelle sale cinematografiche, scelta che ha suscitato discussioni polemiche.

Il Leone d’argento è stato assegnato The Favourite (La favorita) di Yorgos Lanthimos, un raffinato melodramma storico ambientato nella corte britannica all’inizio del XVIII secolo dalla messa in scena sontuosa dove si scontrano con perfidia due cugine che cercano di condizionare la debole e triste regina. L’attrice inglese Olivia Colman per la sua interpretazione nella parte della regina fragile, ammalata, bisognosa di affetto e incapace di prendere decisioni ha conquistato la Coppa Volpi come migliore attrice.
Sue partner due attrici-dive del calibro di Emma Stone e Rachel Weisz.

William Dafoe per la sua intensa e convincente caratterizzazione di Vincent Van Gogh in At Eternity’s Gate (Alla porta dell’eternità) di Julian Schnabel ha conquistato la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile.

In sintonia con le previsioni anche il Leone d’argento per la migliore regia al francese Jacques Audiard per lo splendido e originale western The Sisters Brothers (I fratelli Sisters) e il Premio per la migliore sceneggiatura a Joel e Ethan Coen per il delizioso western a episodi The Ballad of Buster Scruggs (La ballata di Buster Scruggs) di cui hanno curato anche la regia dimostrando di essere in grado di frequentare, da un episodio all’altro, ogni genere cinematografico.

L’unica scelta inattesa della giuria internazionale presieduta da Guillermo Del Toro il Premio Speciale assegnato a The Nightingale (L’usignolo), il crudo lavoro della regista australiana Jennifer Kent (l’unica regista donna nel concorso) ambientato durante la violenta colonizzazione della Tasmania agli inizi del XIX secolo. Al coprotagonista Baykali Ganambarr (che interpreta la parte di un indigeno che cerca di non lasciarsi «civilizzare» accettando la cultura dei bianchi invasori) è stato assegnato il Premio Mastroianni per il miglior attore emergente.

Da segnalare anche il Leone del futuro per la migliore opera prima a Yom Adaatou Zouli (Il giorno che ho perso la mia ombra) della siriana Soudadw Kaadan (che racconta della condizione di chi da anni vive come se non avesse più nemmeno la propria ombra nella tragedia quotidiana di una guerra infinita) e il premio principale della sezione Orizzonti (Il cinema che verrà) al tailandese Phuttiphong Aroonpheng per Kraben Rahu che racconta del misterioso rapporto fra un pescatore e un rifugiato rohingya (quando il primo scompare misteriosamente il secondo lo sostituisce nel lavoro, in casa, persino con la moglie).

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