In «22 July» il terrore ad Oslo

Il 22 luglio 2011 un solitario megalomane estremista di ultradestra norvegese, Anders Behring Breivik, vestito da poliziotto organizzò un attentato nel centro di Oslo davanti al palazzo sede degli uffici del primo ministro uccidendo 8 persone e ferendone più di 200. Si trattava di un’azione diversiva. Infatti, circa due ore dopo, raggiungeva l’isola di Utoya, dove era in corso un campo estivo organizzato per i giovani dal Partito Laburista Norvegese sparando, a caso sui partecipanti uccidendo 69 tra ragazzi e ragazze tra i 14 e i 20 anni e ferendone più di 100.

Sono questi eventi che racconta il regista britannico Paul Greengrass con «22 July» in poco meno di tre ore. Apprezzato per le sue qualità di narratore abile nel creare momenti di tensione di notevole successo sia di storie di finzione spettacolari ed emozionanti (suoi sono «The Bourne Supremacy» e «The Bourne Ultimatum ? il ritorno dello sciacallo») sia nel ricostruire fatti reali altamente drammatici (da «Bloody Sunday» su un massacro che avvenne nel 1972 a Belfast a causa dell’intervento dell’esercito britannico a «Captain Philips» con Tom Hanks nei panni del comandante di una nave sequestrata nel 2009 da pirati somali nel Mar Rosso).

Nella prima parte vengono ricostruiti con un sostenuto montaggio parallelo i fatti che riguardano i due massacri. Nella seconda la narrazione si concentra, con peso diseguale, su quattro figure: un giovane gravemente ferito sull’isola che lotta per sopravvivere prima, poi per riabilitarsi e liberarsi dai fantasmi delle proprie paure; il presuntuoso sprezzante attentatore convinto di essere il leader di una rete dei suprematisti bianchi europei, filonazisti, antidemocratici, razzisti, smaniosi di liberarsi con ogni mezzo di neri, asiatici e mussulmani; l’avvocato scelto dall’attentatore, un laburista che non condivide nulla delle idee e delle azioni del suo cliente (ma è stato scelto come difensore e ritiene che anche i peggiori criminali abbiano gli stessi diritti di tutti gli altri cittadini); il razionale primo ministro che tutto fa per difendere la democrazia e la sicurezza dei suoi concittadini anche mettendo a disposizione le proprie dimissioni.

La messa in scena è sciolta, il ritmo incalzante, la colonna musicale studiata per tenere alta la tensione e gli attori apprezzabili. Il fatto, però, che gli aspetti fondamentali degli eventi e il loro sviluppo finale siano già preventivamente conosciuti dallo spettatore, che le caratterizzazioni dei personaggi e le argomentazioni siano scontate e che la costruzione narrativa risulti di maniera nuocciono al film nel suo insieme.

comments powered by Disqus