Youtopia, la verginità a portata di clic

Mettere all’asta la verginità sul web o comunque vendere sulla rete il proprio corpo, non misurare più la distanza tra il virtuale che diventa oggi il solo «reale» e la vita, la fuga nella rete dei più giovani: proprio nei giorni in cui si parla di un limite ai social e alle app per i minori, esce nelle sale italiane Youtopia di Berardo Carboni con Donatella Finocchiaro, Matilda De Angelis, Alessandro Haber, Luca Lionello (dal 25 aprile in oltre 60 copie distribuito da Koch Media), storia di una ragazza che con gli spogliarelli davanti alla webcam cerca di aiutare la mamma alcolista in difficoltà economiche. In un’asta online, con il consenso della stessa madre, un sessantenne si aggiudicherà il corpo della giovane e i loro mondi si incroceranno indissolubilmente.

Presentato in anteprima all’apertura della 40/a edizione degli Incontri Internazionali del Cinema di Sorrento, Youtopia ha una parte girata in animazione (simile a un videogame di ultima generazione) che racconta i viaggi di Matilda, nome della ragazza interpretata dalla De Angelis, in «Landing», un mondo virtuale salvifico, dove non è costretta a vendersi.

«Un film necessario, purtroppo aderente alla realtà. Oggi la società sta vivendo un collasso sistemico. Con la famiglia, la scuola, che dovrebbero fornire una vera educazione al web, anche il cinema deve iniziare a parlare di questi temi. C’è un vuoto valoriale che va colmato. Youtopia insomma deve esistere», dichiara il regista abruzzese che dieci anni fa girò «Shooting Silvio» e che ha prodotto questo film con Valerio Palusci con la loro Piroetta.

Senza demonizzare la rete, anche le attrici protagoniste si dichiarano allarmate da un uso sbagliato e fuori controllo del web. «I social sono certo uno strumento democratico ma anarchico, ne sono sempre stata spaventata e ne faccio un uso accorto - racconta la de Angelis - ho conosciuto adolescenti vittime di cyberbullismo e sappiamo che ci sono stati anche dei suicidi. Fare questo film non ha cambiato il mio modo di pensare, vengo da una famiglia attenta e amorevole. Ancora mi stupisco quando si da per scontato che si vogliano condividere le proprie foto con tutti, dove è più l’intimità? Personalmente quando mi scrivono qualcosa di scorretto rispondo per le rime ai cosiddetti leoni da tastiera».

Anche la Finocchiaro è molto sensibile al tema e racconta con calore il suo coinvolgimento in un personaggio così intenso: «Abbiamo fatto tutti un lavoro forte e profondo, un vero e proprio laboratorio per entrare nel ruoli. Il mio è quello di una donna frustrata e dipendente, la tipica vittima della crisi attuale. Un genitore che non è certo un esempio e vive sensi di colpa nei confronti della figlia». Un film «da rivedere anche cinque volte, perchè ha molti livelli», raccomanda la De Angelis che aggiunge: «Non giudico il mio personaggio, ma lo compatisco».

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