L'Atalante: oggi e domani all'Astra il capolavoro restaurato di Vigo

È assai probabilmente la prima volta che in Italia viene proposto nella sua versione integrale (restaurata dalla Cineteca di Bologna e di Parigi) il capolavoro di Jean Vigo L'Atalante , un film «maledetto» che uscì in edizione ridotta e manomessa la prima volta nel 1934, subito dopo la morte a 29 anni per tubercolosi dell'autore.

Vigo nella sua brevissima carriera realizzò solo quattro film, tra i quali nel 1933 il mediometraggio bistrattato dalla censura Zero in condotta , un «piccolo poema lirico con risvolti selvaggiamente comici: trasgressivo, eversivo anarchico» (Morandini), che narra la gioiosa ribellione di quattro ragazzi in un severo collegio disciplinato da regole assurde. È un lavoro che ha ispirato numerosi cineasti.
«L'Atalante» narra una storia d'amore: Juliette ( Dita Parlo ), una giovane che abita in una cittadina di mare, sposa Jean ( Jean Dastè ), comandante di una barca chiamata «L'Atalante» che naviga nella rete fluviale francese. Subito dopo la cerimonia, i due salgono a bordo e partono. La chiatta è governata dal vecchio marinaio Père Jules ( Michel Simon ) e dal giovane mozzo. Juliette presto si annoia e, infastidita dalla gelosia del marito, viene attratta da Parigi («Parigi, Parigi/ città infame e amorosa/ cara ai vagabondi/ tu, quanto ammaliatrice...» teorizza Père Jules). Jean, irritato, la abbandona nella città. Lei passeggia tra le vetrine, ma quando ritorna al molo scopre di essere stata abbandonata. Il mattino dopo è costretta a fare la fila all'assistenza pubblica per nutrirsi. Passata la collera, Jean, cade in depressione, trascura il lavoro e rischia il licenziamento. Père Jules parte per ritrovare Juliette, gira per Parigi finché la incontra in un negozio di dischi. La ragazza è contentissima di vederlo. Quando il mozzo avverte Jean che Père Jules è andato a cercare sua moglie, l'uomo si sbarba e si ripulisce nell'attesa. I due sposi si ricongiungono e riprendono felici la navigazione.

Il film, impregnato di poetico realismo ma con momenti surrealistici, concilia due tendenze fondamentali della storia del cinema francese classico. Famosa la sequenza in cui Jean si tuffa nel fiume dove «vede» la sua amata vestita da sposa che per un decennio è stata la sigla del programma notturno di Raitre «Fuori orario» e che è stata più volte citata dai cineasti (fra cui da Kusturica in Underground ). «Nel film tutta la convulsa bellezza dell'amour fou vagheggiato dai surrealisti si diffonde in un sentimento delle cose, della natura fisica, dei corpi e dei gesti amorosi, del delirio seduttivo e dell'impeto degli elementi, in una assoluta purezza espressiva, esente da ogni sentimentalismo o psicologismo, affidata solo alla folgorante luminosità della cifra visiva» (Censi).
«L'Atalante» è in programma oggi e domani (alle ore 19 e alle ore 21) al cinema Astra nel ciclo «Il cinema ritrovato al cinema».

Gianluigi Bozza

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