«1992», Accorsi a Berlino per la serie su "Mani pulite"

È "Mani pulite", ma non sembra. «1992», serie di Sky che ha aperto oggi la sezione dedicata alle storie televisive del Festival di Berlino, equilibra con grande abilità, la realtà politica di quegli anni con storie parallele, ben sei, che hanno il ritmo delle serie tv smart che oramai non fanno affatto rimpiangere il cinema-cinema.
Prodotta da Wildside e diretta da Giuseppe Gagliardi (Tatanka) da una idea di Stefano Accorsi, non a caso la serie debutterà il 24 marzo in contemporanea su Sky in cinque paesi: Italia, Inghilterra, Germania, Irlanda e Austria.
Una capacità di attrazione internazionale forte della fama di un fenomeno, quello di mani pulite, che 23 anni fa spazzò via una intera classe politica.

E così sullo schermo passano personaggi immaginari insieme ai protagonisti della cronaca politica. Nomi come Antonio Di Pietro (che tra l’altro è stato consultato dagli sceneggiatori, Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo), Piercamillo Davigo, Francesco Saverio Borrelli, Gerardo Colombo, Giovanni Falcone, e politici come poi come Mario Segni, Umberto Bossi, il leghista Formentini.

Nella serie c’è ovviamente anche Silvio Berlusconi. Si sente solo la sua voce nella prima delle dieci puntate, mentre è in un bagno di un Hotel, e poi, in campo lungo si intravede il Cavaliere nella convention di Publitalia introdotto dal vero Massimo Boldi. E poi molti i suoi interventi da materiali d’archivio tra cui l’intervista data a Mike Bongiorno in tv in cui traspare la sua volontà di scendere in campo.

Come ne esce il Cavaliere? Affatto male. Un po' come accade nelle due puntate viste a Berlino, fa parte di quella sospensione di giudizio sulla politica che si ritrova in tutta la serie e che anzi pone Berlusconi dalla parte di quel nuovo che avanza di fronte a una classe politica in via di frantumazione.
Insieme a lui, ovviamente, c’è anche un Marcello dell’Utri più vero del vero interpretato da Fabrizio Contri.

A contare in questa serie sono forse di più i sei personaggi comuni di cui si seguono le storie. Ovvero Leonardo Notte (Stefano Accorsi), passato da rivoluzionario nel 1977 e ora votato al marketing più spietato. Uno che intuisce prima dello stesso Berlusconi che è lui l’uomo da vendere in quell’anno. C’è poi il poliziotto Luca Pastore (Domenico Diele) in cerca di giustizia; il suo collega Rocco Venturi (Alessandro Roja); Tea Falco nel ruolo di Bibi Mainaghi, ricco industriale coinvolto nello scandalo; Miriam Leone pre-escort disposta a tutto pur di andare a condurre Domenica In e infine Guido Caprino, testa calda che, per aver salvato un leghista da due albanesi, diventa un eroe per la Lega che lo candida in Parlamento.

«Non ho guardato a “Gomorra” - spiega il regista a Berlino - anche perché abbiamo girato "1992" in contemporanea. Ma casomai mi sono ispirato a "Mad Men", per la ricostruzione storica e anche a Boss, serie tv di Gus Van Sant». Per quanto riguarda la politica, spiega Gagliardi, «abbiamo cercato di parlarne senza schierarci facendo comunque un lavoro di ricerca che è durato due anni e consultando giornalisti e politici».

«Sono stato un ex settantasettino - dice invece Accorsi, vero motore di questa iniziativa- e a Bologna c’era tanta voglia di fare cose nuove e tanta voglia di sognare, poi i sogni si sono infranti. Mi ricordo che allora c’era tanta speranza. Da allora sono cambiate tante cose, ma una cosa è certa: i politici in quegli anni avevano paura. Oggi c’è più speranza e un maggiore senso civico nella politica e non penso ai 5 Stelle ma a Renzi che secondo me ha un approccio alla politica molto positivo».

Francesco Gallo

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