The Kolors il 18 ottobre a Trento per lo show della Trentino Volley

di Fabio De Santi

Sarà la musica live dei The Kolors ad aprire il vernissage della Trentino Volley di venerdì 18 ottobre, alle 20, alla Blm Group Arena.
I The Kolors, trio formato dal cantante e chitarrista Stash Fiordispino, dal batterista Alex Fiordispino e dal tastierista Daniele Mona, sono una delle pop band più amate sulla scena tricolore e hanno da un paio d’anni puntato anche sul cantato in italiano. I Kolors a Trento per la prima volta suoneranno, come ci racconta Stash in questa intervista, anche il nuovo hit single «Los Angeles».

Stash, direi di calarci subito nel tema: qual è il vostro rapporto con lo sport e in particolare con la pallavolo?

«Io non sono un grande appassionato di sport, anche se mi piace un sacco pattinare, ma vedere le partite di calcio, basket o di pallavolo, è sempre una bella occasione per stare con amici e famigliari. Da ragazzo però giocavo a volley e mi piaceva molto anche se poi ho avuto dei problemi alle dita e ho sono stato costretto a lasciar perdere».

Cosa proporrete in occasione della festa della Trentino Volley?

«Per noi è la prima volta live in Trentino e siamo felici di avere questa occasione e di incontrare i nostri fan. Per questa festa abbiamo preparato una sorta d’ibrido fra il nostro concerto del «Summer Tour» che abbiamo appena concluso e il nostro nuovo set che comprende anche il brano «Los Angeles» il nostro ultimo singolo registrato con Gué Pequeno un deus ex machina dell’hip hop con cui ci siamo trovati davvero benissimo».

Le vostre radici sono nel rock «alternativo»: eravate resident band alle Scimmie, locale underground milanese e avete lavorato con Andy dei Bluvertigo: che effetto vi ha fatto essere lanciati da un talent tv come «Amici»?

«Per noi il successo è stata davvero una sorpresa. Noi ad «Amici» non ci siamo snaturati ma abbiamo voluto portare in un programma considerato «mainstream» come quello di Maria De Filippi esattamente le cose che facevamo alle Scimmie. Canzoni etichettate come «underground» e che poi hanno avuto quell’impatto pop rock che è sempre stato nelle nostre corde. Noi abbiamo sempre voluto fare pop ispirandoci alla lezione di quello inglese: sotto la nostra «tutina» ad Amici avevamo il chiodo da rockers».

A Sanremo nel 2018 con «Frida (mai, mai, mai)» per la prima volta avete proposto una canzone in italiano: vi siete mai pentiti di questa svolta?

«No, è stata una scelta ponderata e di cui siamo davvero felici. Mi sono dovuto abituare a cantare in italiano dopo tanto tempo in cui l’ho fatto in inglese. Sono grato ad Elisa che mi ha dato preziosi consigli in quel momento di passaggio. Devo però confessare che le demo iniziali dei pezzi che scrivo, le canzoni allo stato embrionale, restano sempre scritte in inglese, perché è quella la mia ispirazione, e poi subiscono una trasformazione».

L’ultimo vostro disco, «You»,  è del 2017: a quando il nuovo album?

«Il materiale per un cd è già nel cassetto da tempo ma dobbiamo ancora capire i tempi dell’uscita sui quali ci confrontiamo sempre con i nostri discografici. Non posso quindi sbilanciarmi sui tempi».

Intanto sono usciti singoli come «Pensare male» (con Elodie) e «Los Angeles» (feat. Gué Pequeno), quasi a dire che un disco vero e proprio conta meno?

«Io sono molto vicino all’idea di album, di un lavoro pensato attraverso diverse canzoni legate da un fil rouge sonoro. Oggi però c’è un nuovo modo di ascoltare la musica attraverso lo streaming che non solo ha cambiato la fruizione delle canzoni ma anche il modo di produrre e proporre musica. Una strada, quasi obbligata ormai, che passa attraverso i singoli brani e appunto i video che li accompagnano».

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