La nostra intervista con i Nouvelle Vague stasera a Trento con la new wave in salsa bossanvova

di Fabio De Santi

Hanno trasformato alcuni del grandi classici della new wave e del post punk in vibrazioni legate alla bossa nova e al battito della lounge conquistando il pubblico di tutto il mondo. Stiamo parlando dei Nouvelle Vague la formazione transalpina che sarà in concerto stasera, alle 21, al Teatro di SanbàPolis per la rssegna "Transiti" organizzata dal Centro Servizi Culturali S.Chiara e curata da Alberto Campo. I Nouvelle Vague sono un progetto creato dai due musicisti parigini Marc Collin e Olivier Libaux, che in questo 2019 festeggiano, con un lungo tour, i loro primi quindici anni di successi come ci racconta proprio Libaux in questa intervista.

Olivier Libaux: quali forme avrà il live che presentata in Italia?

"Avrà dei contorni acustici: torniamo a questa dimensione che amiamo particolarmente proprio in occasione di questo nostro nuovo tour per celebrare il nostro 15 ° anniversario. Abbiamo creato alcuni nuovi arrangiamenti e siamo davvero felici di poterli presentare al pubblico italiano in questa occasione".

Quando avete iniziato la vostra avventura musicale con la sigla di Nouvelle Vogue vi aspettavate questo grande successo internazionale?

"Certamente no. Abbiamo realizzato le nostre prime cover come un tentativo di creare qualcosa di interessante in termini di musica, senza aspettarci alcun successo. Il fatto è che qualcosa di grosso è successo quando il nostro primo album è stato pubblicato nel 2004, è stato suonato ovunque".

Nelle vostre mani i grandi classici della new wave e del post punk hanno assunto suoni più morbidi: in quale modo avvengono queste trasformazioni?

"La nostra prima idea era di rifare alcune canzoni della new wave in stile bossa nova e vedere se questa formula funzionava. Ci è piaciuta l'idea di portare la musica del anni '80 del Nord Europa nella bossa nova brasiliana degli anni '50. Il risultato a quanto pare è piaciuto a tante persone".

Trovo splendida la vostra versione di "Love will Tear Us Apart" dei Joy Division: come è nata?

"Marc Collin ha proposto quella canzone particolare - probabilmente perché è così iconica. È una delle prime cover che abbiamo registrato, oltre a "In A Manner Of Speaking" dei Tuxedomoon e "Just Can not Get Enough" dei Depeche Mode".

In questi anni avete collaborato anche con delle leggende come Martin Gore dei Depeche Mode e Ian McCulloch di Echo & The Bunnymen: c'è un'artista di quel periodo musicale con il quale vi piacerebbe suonare?

"Ci sono molti artisti con i quali ci piacerebbe suonare. Come è successo per Martin Gore e Ian, quando capita una collaborazione con autori e performer originali è un'esperienza davvero fantastica".

 

Nei vari cd si alternano diverse voci femminili: quale sensibilità deve avere una vocalist per cantare nei Nouvelle Vague?

"L'aspetto principale riguarda la personalità vocale. Non ci interessano le capacità tecniche ma Il carattere, l'anima di una voce sono la cosa che a noi importano di più".

Nel vostro ultimo disco ci sono anche brani originali e non solo covers: da dove questa scelta?

"Alcune persone si chiedevano perché non stessimo pubblicando le nostre canzoni, invece di fare sempre cover. Siamo anche autori / compositori, quindi abbiamo pubblicato alcune canzoni originali per dimostrare che possiamo scrivere buoni pezzi".

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