La chitarra di Jaime Dolce questa sera al Chistè di Trento

di Fabio De Santi

Rock sanguigno, funk elettrizzante e poesia blues. Sono queste le carte sonore di Jaime Dolce, chitarrista e cantante di New York. che approda per la prima volta in Trentino questa sera, venerdì 14 alle 20.30, al Nuovo Bar Chistè di via Brennero nel live organizzato da Giuseppe Marchi. Jaime Dolce ha respirato l'atmosfera creativa della Grande Mela una città dove ha metabolizzato la lezione di Jimi Hendrix e dei grandi del blues metropolitano collaborando anche con musicisti come Mason Casey, armonicista di Popa Chubby, Lee Finkelstein, batterista dei Tower of Power e Eric Udell attuale bassista della Blues Brothers Band. In Italia ha partecipato a diversi festival, aprendo i concerti di Mick Taylor. Jonny Lang, Lucky Peterson e Deep Purple e suonando al fianco di Sugar Blue e Noel Reding ed in tanti tour con la sua band. Nel 1998 in occasione del primo tour in Europa, si innamora dell'Italia (il bisnonno tra l'altro era italiano) e comincia a collaborare con alcuni musicisti italiani; con questi ricostituisce gli Innersole che diventano la sua band ufficiale nei tour europei. Tra le apparizioni nel nostro Paese spiccano l'invito di Zucchero Sugar Fornaciari nel 2005 a suonare in occasione del raduno del suo fan club e nel 2006 la partecipazione al tour "Ma vada via 'l Blues" di Davide Van De Sfross in veste di chitarrista solista.

Nel 1998 Jaime Dolce pubblica il suo primo album solista, "Purple Blues" seguito da "Peaces". Il suo blues psichedelico si rinnova in "Sometimes Now", ultimo cd della sua carriera solista, che conferma come dietro un chitarrismo dallo stile ruvido e graffiante si cela un autore sensibile e originale, capace di scatenati funk, rock ballads e visioni hendrixiane,. Un mix di rock, blues, reggae, funk con un sound dove lo stile interpretativo di Jaime omaggia anche Hendrix, Ben Harper e Doyle Bramhall (il chitarrista mancino che suona con Clapton). In questa occasione la chitarra di Dolce sarà affiancata dal basso di Anacleto Orlandi e dalla batteria di Matteo Soldin

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