Il ritorno di Hugh Grant Dopo le nozze eccolo in tv

Per la prima volta dagli anni Novanta, Hugh Grant torna in tv con un ruolo da protagonista.
Fresco di matrimonio con la 35enne producer svedese (madre di tre dei suoi figli) Anna Eberstein, il popolare attore inglese ha la parte del politico gay Jeremy Thorpe, al centro di uno scandalo molto british che negli anni Settanta appassionò il Regno Unito.

Thorpe era un astro nascente in politica: brillante, progressista, manipolatore, educato a Eton e Oxford, stava per diventare capo del Partito Liberale quando l’aspirante modello Norman Scott uscì allo scoperto affermando di essere stato il suo amante. Nel 1979 l’uomo politico venne processato e alla fine assolto per aver complottato senza successo l’assassino di Scott. La trama da romanzo è diventata una miniserie della Bbc che il 29 giugno approderà in America su Amazon Prime. Ben Whishaw interpreta la parte di Scott. La regia è di Stephen Frears.
Grant stesso stava finendo Oxford quando scoppiò lo scandalo. «Una fonte di divertimento e risolini tra studenti», ha confidato il 57enne attore alla NPR. Thorpe è morto nel 2014 continuando a negare sia la relazione con Scott che il tentativo di assassinio.

Oltre a rievocare un capitolo di storia britannica recente, la serie intitolata «A Very British Scandal’ esplora le difficoltà di essere gay nel Regno Unito degli anni Sessanta e Settanta. »I gay vivevano nella paura di essere scoperti.
L’omosessualita« era illegale, a quel tempo si rischiava il carcere», ha spiegato Grant. Basata su un libro dello stesso titolo di John Preston, la prima di tre puntate debutta nel 1965: «Mi dici che sei un pò....musicale», dice Thorpe al collega deputato Peter Bessell (Alex Jennings nella serie tv) durante un pranzo alla camera dei comuni. In Inghilterra e Galles l’omosessualita in privato tra adulti oltre i 21 anni fu depenalizzata nel 1967, ma la Scozia aspettò fino al 1981 e l’Irlanda del Nord al 1982.

Con il personaggio di Thorpe, uomo assuefatto al pericolo e dogmaticamente sicuro che altri lo avrebbero aiutato a evadere le conseguenze dei suoi atti, Grant prende le distanze dai ruoli di eroe romantico più o mano simpatico interpretati nei film che lo hanno reso famoso: da «Quattro matrimoni e un funerale» a «Notting Hill», «About a Boy» e la serie di Bridget Jones. «Ogni attore preferisce recitare nella parte del cattivo», ha detto Grant al New York Times: «Al tempo di Shakespeare, tutti volevano fare Tibaldo e non Romeo. Non mi lamento delle mie commedie romantiche, sono orgoglioso di averle fatte, ma è molto più difficile fare la parte del buono, rischi di diventare melenso».

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