Quei lamenti di Piangigiani

di Guido Pasqualini

«Chi vince festeggia, chi perde spiega», ama ripetere Julio Velasco, ex ct dell’Italvolley dei fenomeni. Regola che vale per molti ma non per tutti. Certo non per l’allenatore dell’Olimpia Milano, Simone Piangigiani. No, non è un refuso. Vogliamo ribattezzare così il tecnico senese, che nelle conferenze stampa post gara 3 e 4, invece di praticare un po’ di sana autocritica, ha messo sotto accusa il modo di difendere dell’Aquila e il relativo metro arbitrale.

«A Trento, si sa, da inizio playoff non si gioca a basket, si sta nelle tonnare e noi dobbiamo imparare a starci», la perla numero 1 di sabato scorso. «Trento è più brava di noi nel metterti corpi addosso sulle penetrazioni. Se il metro è quello, noi dobbiamo farlo perché altrimenti usciamo aperti nella testa (il riferimento è all’infortunio subìto da Tarczewski, ndr) e con i tiri liberi per loro, e questo non va bene»: ecco la seconda geniale uscita. Se lo scopo di mister Piangigiani è indurre gli arbitri a fischiare più falli a Trento, l’obiettivo è già fallito visto che in gara 4 l’Olimpia ne ha commessi 29 e l’Aquila 22. Se invece è mettere le mani avanti nei confronti della società in caso di sconfitta finale, sbaglia comunque perché fornisce alibi a giocatori che, con gli ingaggi fantasmagorici incassati dal patron Giorgio Armani, dovrebbero farne a meno. Il risultato si è visto in campo lunedì quando i milanesi, appena venivano sfiorati, si gettavano a terra invocando l’intervento degli arbitri mentre i trentini volavano a canestro in contropiede. «Per vincere bisogna imparare a perdere» è uno dei mantra nel mondo dello sport agonistico. Non vale per l’EA7, alla luce delle batoste subite anche quest’anno in Eurolega. In serie A pensavano di riuscire comunque a fare piazza pulita. Non credevano di trovarsi di fronte Trento in finale, non pensavano di dover affrontare una squadra vera, con un’anima. Perché - per dirla di nuovo alla Velasco - «c’è differenza tra squadra e gruppo: solo nella prima ognuno ha un ruolo ben definito». Alla Dolomiti Energia lo sanno bene, all’Emporio Armani un coacervo di ex stelle Nba pare pensare più al numero personale che al risultato di squadra. Ché poi il patron paga lo stesso e il mister un alibi te lo fornisce sempre.

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