Autobus, il ritorno del controllore

Autobus, il ritorno del controllore

di Franco De Battaglia

«Non parlate all'autista». Era questo il cartello che ammoniva noi ragazzi, durante gli spostamenti giornalieri dal paese di Capriana alla scuola media di Cavalese. Ma nonostante questa raccomandazione, il nostro primo «bòn dì», la nostra prima «ciaceràda» era proprio con lui: l'autista. Lui, che aveva la nostra massima considerazione, quasi alla stregua di un eroe. Poi, c'era «el biglietàri» con quella buffa macchinetta che, manovrata con perizia, sputava biglietti a raffica. Era lui che manteneva l'ordine sulla corriera, che talvolta fungeva da paciere durante le nostre  piccole dispute quotidiane. Era lui che ci spronava a lasciare il posto a qualche anziano, lui che conversava con noi, quasi alla stregua di un papà, stimolandoci allo studio e alla buona educazione.

L'autista doveva governare il mezzo, anche in circostanze abbastanza avverse. Allora, durante l'inverno la neve scendeva copiosa. Ora, considerate le circostanze, quel cartello dovrebbe essere sostituito con un altro più idoneo: «Non picchiate l'autista». Oppure: «Non fate far ritardo all'autista». Ma non è passato un secolo, solo una quarantina d'anni.

Corrado Zanol - Capriana


La risposta di De Battaglia

Non sono tanto gli anni che sono trascorsi, è la mentalità che è cambiata, nelle classi dirigenti che credono di poter risolvere tutto in «automatico», con macchinette al posto di uomini e donne, finendo invece per rendere tutto non più efficiente, ma più complicato, fragile, insicuro. La presenza di uomini presidia un territorio, una macchinetta invita a eluderla. 

Ha ragione Zanol. Il controllore era una figura che non vendeva solo biglietti. Era un interlocutore in quella pausa decisiva, «vuota», che i giovani pendolari affrontano al mattino da quando lasciano la famiglia a quando entrano a scuola e che da sempre si presta alle trasgressioni. Verificava, insegnava a comportarsi (un po' di buona educazione!) impediva il mobbing e lasciava libero il conducente di pensare al traffico. Avveniva sugli autobus, ma anche sui treni, oggi lasciati in vergognoso abbandono, e nei giardini pubblici: in piazza Venezia, quando eravamo ragazzi, c'erano ben tre guardiani comunali, col loro berretto fregiato dall'aquila di Trento. Due erano reduci, forse mutilati di guerra, uno zoppicava vistosamente, ma erano autorevoli, impedivano vandalismi, biciclettate sull'erba, davano sicurezza alle madri.

Oggi che la vita è diventata molto più complicata e disordinata non c'è nulla e non passa giorno senza una lamentela su piazza Santa Maria, piazza Dante, il parco Santa Chiara... Per gli autobus poi s'è pensato a una soluzione tecnologica e «tecnocratica» cui auguriamo il miglior successo, ma che, vista da vicino con un po' di buon senso, fa sorridere per non piangere, e non può che sollevare dubbi, tanto appare complicata, stressante e fragile. L'autista, infatti, dovrebbe non solo verificare chi sale, davanti, ed abbia i biglietti, e non far partire l'autobus in caso contrario, ma deve anche venderli, se richiesto, i biglietti, con sovrapprezzo, dando quindi il resto, sistemando le banconote, e deve poi guidare, in una cabina blindata si dice (abbiamo letto) per evitare aggressioni. Così ad ogni fermata, quando sarebbe bastato mettere a bordo un bigliettaio per risolvere il problema, che non è solo quello di far pagare i «furbetti», ma di rendere più educato chi si avvale dei mezzi pubblici. Del resto non si capisce perché i vigili urbani vadano sempre in coppia, due a due, e sugli autobus delle linee «calde», negli orari più affollati, non possano esservi due addetti a mansioni diverse. Personale e sindacati hanno dato via libera al progetto, perché è stata garantita qualche assunzione; poca cosa, ma con qualche bigliettaio, risparmiando sulla «blindatura», forse si poteva ottenere di più. 

Che dire? Auguri. A noi l'esperimento pare macchinoso e rischioso. Non ci sentiremmo di garantire orari puntuali agli autobus guidati dai «tuttofare», quanto tempo perderà il conducente a ritirare i soldi dei biglietti maggiorati? E se chi sale non paga (o non ha i soldi) quanto tempo rimarrà fermo l'automezzo prima che l'inevitabile alterco si plachi o arrivino i vigili? Sarà poi un gioco per qualche compagnia di ragazzi burloni bloccare la corriera, non pagare, vedere il povero autista che s'arrabbia, darsela a gambe e poi dire che se arrivano tardi a scuola è colpa dell'autobus. Non è fantascienza, i conducenti delle corse scolastiche (e non solo) avrebbero tante storie da raccontare. Un piccolo contrattempo e si perde un'ora di scuola per colpa dell'autobus! Mah. Ci auguriamo di essere smentiti.

fdebattaglia@katamail.com

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