Buco nero: una giornata storica

Buco nero: una giornata storica

di Christian Lavarian

Una giornata storica per la ricerca scientifica, e l’astronomia in particolare, quella del 10 aprile: il progetto Event Horizon Telescope, otto radiotelescopi che operano a livello planetario come un unico gigantesco strumento, ha catturato per la prima volta l’immagine di un buco nero. Con una serie di conferenze stampa in tutto il mondo e sei distinti articoli pubblicati su un numero speciale dell’Astrohysical Journal, i ricercatori del progetto hanno dato il clamoroso annuncio: il buco nero in questione è un oggetto presente nel nucleo della galassia M87, distante 55 milioni di anni luce dalla Terra e con una massa oltre 6 miliardi di volte quella del Sole.

È la prima volta che vediamo l’orizzonte degli eventi di un buco nero: l’anello di plasma luminoso che osserviamo nella fotografia identifica proprio questo confine, tra il buco nero interno che cattura ogni forma di radiazione con la sua enorme forza gravitazionale e lo spaziotempo esterno. Un’osservazione che conferma, ancora una volta, le previsioni della relatività generale di Einstein.

Non conosciamo ancora bene come si formano questi buchi neri supermassicci, diversi da quelli più piccoli che hanno origine dall’esplosione delle supernovae: sono oggetti molto grandi (alcuni anni luce) e con una densità relativa piuttosto bassa. Ciò significa che potremmo arrivare in prossimità del loro confine esterno senza subire effetti molto forti dalla gravità, a differenza di quanto accadrebbe con un buco nero stellare che ha una densità molto superiore.

La tecnologia messa a punto per questo risultato, frutto del lavoro di centinaia di ricercatori, ha prodotto un flusso di dati talmente imponente che nemmeno le reti di trasmissione più potenti hanno potuto gestirlo: i dati osservativi sono stati memorizzati su supporti magnetici e spediti via aereo ai vari istituti di ricerca per l’analisi.
Siamo al nastro di partenza per nuove entusiasmanti scoperte.

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