Appuntamento con Marte

Appuntamento con Marte

di Christian Lavarian

È un orizzonte alieno: sabbie e rocce d’ossido di ferro, termometro a cento gradi sottozero, immense tempeste di polvere rossa, irrespirabile monossido di carbonio. È il pianeta Marte che brillerà in cielo per tutta l’estate, nella costellazione dello Scorpione, in ottime condizioni di visibilità. Impossibile non notarlo verso l’orizzonte meridionale, con il suo colore spiccatamente arancione: alla sua sinistra, verso Est, compare il meno luminoso Saturno mentre più in basso luccica la rossa Antares. Non è un pianeta facilissimo da apprezzare al telescopio perché piuttosto piccolo, anche se luminoso, e con dettagli superficiali evanescenti, al contrario di Giove o Saturno.

Marte ha un diametro di circa 6000 chilometri, un periodo di rotazione di 24 ore, una temperatura media di 20 gradi sottozero, calotte polari (come Artide e Antartide) ed enormi deserti: è certo il pianeta più terrestre che conosciamo. Tutte queste sue caratteristiche favorevoli alla vita resero più vivace la convinzione, presso gli astronomi del secolo scorso, che Marte potesse ospitare forme di vita intelligente, come quella umana. Tale pensiero si rafforzò molto negli anni ’30, periodo d’oro della fantascienza, durante il quale i marziani campeggiavano sulle copertine delle riviste che si occupavano di questo genere letterario ed erano i principali protagonisti di spettacolari film. Da allora sui libri, nei cinema e nell’immaginario collettivo, i marziani divennero gli extraterrestri per antonomasia.

Sulla superficie marziana vi sono innumerevoli tracce che indicano la trascorsa presenza di acqua liquida, elemento indispensabile alla nascita di forme vitali: antichi alvei di fiumi, canali di scorrimento, depositi alluvionali, grandi bacini lacustri.

Il fatto che su Marte, in un passato lontano almeno 500 milioni di anni ci fosse stata acqua, e molta, non è certo un mistero: era un pianeta con un’intensa attività geologica ed una densa atmosfera. Con il passare delle ere lentamente si raffreddò, la sua atmosfera divenne un tenue mantello di irrespirabile gas e l’acqua evaporò completamente. Oggi troviamo ghiaccio in superficie, frammisto ad anidride carbonica, solo nelle calotte polari del pianeta. Nel sottosuolo è probabile l’esistenza di ghiaccio ad alcuni metri di profondità: in presenza di una debole attività geotermica residua questo ghiaccio potrebbe fondere ed essere spinto fino in superficie. Se i volumi di acqua coinvolti fossero decisamente elevati (qualche milione di litri) questa potrebbe scorrere per poco tempo in superficie: si tratterebbe di acqua molto ricca di sali, quindi più resistente all’ebollizione.

Non dimentichiamo che la NASA ha previsto, forse con esagerato ottimismo, di riuscire ad inviare una navicella con equipaggio umano su Marte intorno al 2030. Le grandi difficoltà tecniche per la sopravvivenza dell’uomo nella desolata e gelida pianura marziana potrebbero trovare un aiuto determinante proprio dall’acqua, se questa fosse disponibile in abbondanza direttamente sul posto. 

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