Quando si commentava... una gara di pesca

Quando si commentava... una gara di pesca

di Gabriele Biancardi

Le notizie alla radio hanno un fascino molto diverso da quelle date in video. Il giornalista televisivo avendo a disposizione delle immagini può tranquillamente appoggiarsi ad esser per raccontare quello che è successo.

Senza telecamera ma solo con la voce la cosa diventa un filino più complicata. Chi racconta deve cercare di essere il più possibile conciso ma allo stesso tempo attento a quei particolari che fanno la differenza. Ecco che entrano in gioco alcuni «principi» radiofonici che valgono da decine e decine di anni.

Chi racconta non può avere una parlantina alla Bonolis, le parole, se sono tante, dette velocemente, alla radio si disperdono, deve usare una punteggiatura attenta, nel parlato, come nello scritto, una virgola o un punto possono fare la differenza. Sulla gradevolezza della voce da anni si è persa un’usanza durata parecchio tempo. Una volta esistevano i «lettori», che non scrivevano nemmeno un punto esclamativo, ma avevano una dizione perfetta e una voce da doppiatore. Ad un certo punto ci fu una rivoluzione dei giornalisti che volevano, giustamente, avere la piena paternità di ciò che andava in onda.

Ecco quindi sparire dall’etere, specie quello rai, una figura obsoleta ma comunque affascinante. Quando ho iniziato a fare radio, c’era, scherzosamente, un piccolo test per vedere se eri in grado di fare una radiocronaca appassionata.

Commentare una gara di pesca.

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