Doro & Domi: giornate che scrivono (e cambiano) la storia

Doro & Domi: giornate che scrivono (e cambiano) la storia

di Luca Perenzoni

Giornate che restano impresse nella mente. In quella degli appassionati, in quella degli addetti ai lavori ma soprattutto in quella degli attori protagonisti. Perchè giornate così, possono cambiare la storia personale di chi le vive. Ed il primo indizio lo si è già visto ieri: guarda caso proprio dopo la vittoria di Windisch, Doro Wierer ha corso da padrona della scena come mai in carriera. Un caso? Macchè. Ma più tardi ci torniamo su. Giornata memorabile, si diceva. Come nello sci azzurro accade piuttosto di rado. Ieri sera il collega Max Valle, autentico cantore delle statistiche, si è preso la briga di setacciare i back to back azzurri della storia recente dello sci. Ne sono emersi una decina, alcuni leggendari - su tutti la doppietta olimpica di Albertville con Compagnoni regina del SuperG e Tomba del gigante (era il 18 febbraio del '92) - altri ugualmente storici come il dominio azzurro di Stefania Belmondo e Pietro Piller Cottrer nel tempio di Holmenkollen del 15 marzo 1997 o più recentemente le vittorie a braccetto di Rocca (slalom) e Putzer (gigante) nella giornata finale della Coppa del Mondo 2003, sulle nevi di Lillehammer e di Renato Pasini e Arianna Follis nelle sprint di Rybinsk del 21 gennaio 2007. Nel mezzo altri grandi protagonisti, Compagnoni-Tomba (26/1/92 e 8/1/95), Panzanini-Tomba (21/12/94),  Compagnoni-Ghedina (18/1/97), Kostner-Ghedina (17/12/99): ogni tanto accade, anche nello snowboard (Fischnaller-Moioli il 14/3/15 e per poco non accadeva anche a gennaio a Cortina).

Cose che succedono, insomma. Anche se fino a ieri non era mai sucesso nel biathlon. Ma si sa, Canmore è da sempre una località che stuzzica gli azzurri e anche ieri ha saputo battezzare tante "prime". La prima doppietta azzurra del biathlon, come detto; ma anche la prima vittoria in assoluto (e pure primo podio) per Dominik Windisch, la prima vittoria (e a sua volta primo podio) per Doro Wierer in una mass start, la prima volta di un italiano capace di cogliere 8 podi e soprattutto 3 vittorie in stagione. Insomma, motivi per festeggiare ieri sera in casa Italia (e pure a Rasun si è fatta gran festa, inevitabilmente) ce n'erano davvero tanti. Segnali che possono cambiare la storia personale, si diceva sopra, prendendo come spunto proprio l'atteggiamento di Doro Wierer nella mass start.

"Vedere trionfare Dominik mi ha fatto esultare per lui, ma mi ha anche caricato di nervosismo, forse perchè in qualche modo mi sentivo responsabilizzata" dirà a fine gara Dorothea. "Nervosismo che mi ha reso difficile la fase di azzeramento pre-gara (quando i biathleti settano le ottiche del mirino in base alle condizioni del vento), nonostante il vento fosse calato ho fatto fatica a trovare la giusta calibratura e già temevo di incorrere in un mezzo disastro". Non lo dice apertamente, ma il pensiero che potrebbe esserle affacciato nella mente è qualcosa del tipo. "Cavolo, se ce l'ha fatta Dominik a vincere una mass, perchè non posso farcela anche io?".

Il passo da quel pensiero al successivo "Questa è mia, sia quel che sia" è tutto nel primo giro della gara: Wierer in testa a dettare il ritmo, cosa piuttosto rara, in verità. Un segnale inequivocabile: gara gagliarda sugli sci, gara sempre d'attacco, gara chiusa con il marchio di fabbrica, la firma, all'ultimo poligono. Wierer perfetta e rapidissima, Dorin e Soukalova più imbacciate e con errore: la tornata finale è stata pura passerella per una Dorothea che si è ritrovata in una dimensione nuova, fatta di autorita e consapevolezza come non mai. Una Wierer ancora più cattiva, determinata, lucida e fintanto spavalda. Una Wierer davvero pronta per essere la prima della classe. Resta il beneficio del dubbio, ma senza la vittoria di Windisch ho l'impressione che si sarebbe vista una gara totalmente diversa.

Dominik intanto è diventato il nono italiano a vincere in Coppa del Mondo (21 perle totali, sei al femminile equamente spartite tra Wierer e Nathalie Santer); l'ultimo successo azzurro era "vecchio" di soli due anni, con Hofer a firmare la sprint di Anterselva nel 2014 a braccetto con Simon Schempp ma per ritrovare una vittoria italiana in una mass start bisgona richiamare in causa addiritutta Rene Catarinussi, nel 2000. Della sua vittoria si può dire di tutto: gara pazza (errori a gogo per tutti, addirittura 4 per i primi due), mancavano molti norvegesi e chi più ne ha più ne metta. Quello che non si può obiettare è come Windisch si sia costruito da sè la propria giornata di gloria, lavorando per anni con costanza e dedizione, magari senza avere le stimmati del campione ma proprio per questo chiamato ad un surplus di fatica e impegno. Perchè in fondo è facile vincere se hai il talento di Martin Fourcade...

Ed il suo ultimo giro, ieri, è da mostrare e rimostrare per istillare gocce di determinazione e voglia di vincere nei giovani che magari ieri hanno potuto innamorarsi un po' di più di questo sport duro ma affascinante e spettacolare come pochi altri. E che forse avrebbe oggi meritato più risalto, almeno sulle pagine dei media specializzati. Va bene, avete ragione. Il biathlon ha un appeal particolare su di me e la doppietta di ieri ha letteralmente esaltato. Ma il week end ha detto molto altro, come ad esempio che i velocisti azzurri non si trovano malaccio sulla prossima pista olimpica sudcoreana: Paris secondo in discesa, Innerhofer secondo in superG, Fill quarto e sesto; addirittura il primo punto in velocità per Luca De Aliprandini. Bene così, nonostante una pista che fatica a trovare pieni estimatori: ma vabbè, ormai è deciso che si scierà lì, nel 2018 ed è meglio farsene una ragione.

Doveva essere anche il grande fine settimana della 50km di Holmenkollen ma invece lo show è stato ancora una volta del solo Sundby. Indiavolato, irresistibile, impressionante. Non c'è storia e finalmente il "faticatore" Martin ha potuto gioire sulla collina di casa, che tanto in estate quanto in inverno raccoglie il suo sudore in ore e ore di allenamento. Bene Francesco De Fabiani, settimo: la sensazione è che prima o poi anche lui trionferà sul colle norvegese. Predestinato era anche il diciottenne Jarl Magnus Riiber che proprio ad Oslo ha deciso di prendersi la prima vittoria in carriera: il futuro della combinata nordica è tutto suo, non ci sono dubbi. Peccato per gli azzurri, poco incisivi stavolta.

Intanto la Vonn ieri ha fatto 76 e oggi ha visto sfumare i 77 per la zampata di Lara Gut: sarebbe grandioso se riuscisse a pareggiare lo storico record di Stenmark, in nome di una superiorità netta, almeno in assenza delle rivali più quotate, Fenninger e Shiffrin (nel frattempo ha ripreso a sciare forte in allenamento) che dall'anno prossimo torneranno ad alzare la voce per la Coppa del Mondo, lasciando comunque spazio alla veterana Lindsey per coltivare i propri innumerevoli record.

 

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