I porti italiani e il muro austro-ungarico

I porti italiani e il muro austro-ungarico

di Renzo Moser

Qualcuno l’aveva già definita la nuova alleanza austro-ungarica: una suggestione storica molto forte anche per noi, che dell’impero eravamo la propaggine meridionale.

Da una parte il rampantissimo (e giovanissimo) Sebastian Kurz, classe 1986 e ministro degli Esteri austriaco, dall’altra l’ultranazionalista e conservatore Viktor Orban, premier ungherese.

Il primo ha chiesto senza mezzi termini all’Italia di evitare i trasferimenti dei migranti dalle isole come Lampedusa alla terraferma, il secondo ha sollecitato, con altrettanta fermezza, la chiusura dei porti italiani ai migranti.

Beh, fa piacere che i nostri vicini ed ex concittadini della Kakania si siano finalmente accorti che sì, l’Italia accoglie i migranti che sfidano le insidie del mare per raggiungere un futuro migliore. Lo fa, detto en passant, perché in caso contrario quegli stessi migranti - uomini, donne, bambini - altrimenti finirebbero in fondo al mare, come purtroppo è già successo numerose volte.

E lo fa da anni, se non da decenni. È curioso che a Vienna e Budapest se ne siano accorti solo ora, quando la cosiddetta emergenza migranti ha cominciato a farsi sentire dalle loro parti. Forse erano distratti, Herr Kurz e Mr Orban...

A rimettere un po’ a posto le cose ci ha pensato, per fortuna, il cancelliere austriaco Christian Kern. Il quale, tra le molte cose dette, ne ha ricordata una piuttosto interessante. E cioè che dai Balcani arrivano più richiedenti asilo che dal Brennero.

Allora dovremmo forse chiedere a Mr Orban di chiudere le sue frontiere, altro che i nostri porti. Ma non aveva, proprio lui, costruito un muro per farlo? E visto che i migranti passano lo stesso, che farà? Li farà mitragliare?

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