L'oligarchia degli orsi

di Leonardo Pontalti

Sarebbe stata una grandissima occasione. Dopo la revisione dell'assurda regola del limite di quattro musicisti per band ospiti dei locali, dopo il felice esempio dei pianoforti negli angoli del centro che hanno attirato centinaia di persone, il "caso" del Café de la Paix avrebbe potuto rappresentare un nuovo, importante segno tangibile del cambio di passo dell'amministrazione comunale, dei suoi agenti della polizia locale, dei cittadini.

Uno dei luoghi più insicuri della città, come passaggio teatro Osele, grazie al Café de la Paix è stato da qualche mese restituito alla dignità di luogo animato, vissuto, sicuro, piacevole. Putroppo, alcuni dei residenti preferivano il silenzio notturno rotto dallo scroscio gentile delle pisciate, dal vociare sommesso di giovani in cerca di un po' di fumo a colloquio con i loro fornitori, dalle urla di qualche rissa, in quel luogo perfetto per darsele, lontano da occhi indiscreti.

Certo, il Café de la Paix è un locale. Un circolo privato, che in sei mesi ha raccolto 11mila tesserati. Un locale, che produce vitalità e ovviamente qualche decibel. Dunque, giustamente, la polizia locale ha più volte risposto con verifiche sul posto, alle richieste di residenti infastiditi.

Giustamente, sottolineiamo. Ma qui sta il punto, perché che succede, in passaggio teatro Osele? Succede che i ragazzi che gestiscono il locale, a più riprese si sono confrontati con i residenti. Tutti entusiasti, o indifferenti, comunque non disturbati. Eccetto una sparuta minoranza. Due persone. Due, che lamentano di aver visto guastata la loro quiete.

Ebbene, il caso del Café de la Paix - avrebbe potuto rappresentare un punto di svolta. L'amministrazione avrebbe potuto, finalmente, per la prima volta in città, sancire il principio per cui, se le orecchie di decine di persone, tra cui famiglie con bambini, non si sono mai dette turbate, il problema forse è delle orecchie (e delle teste) di chi da un locale si sente infastidito non perché disturba a colpi di decibel. Ma semplicemente, disturba per il fatto di esserci.

Una razza, quella di teste come queste, di cui Trento è piena: ricordo solo il caso delle feste del Palazzo delle Albere che furono: interrotte per disturbo della quiete, peccato che il prato delle Albere confini con ferrovia e cimitero. Non era il rumore, che infastidiva chi l'ha avuta vinta, ma il fatto di sapere che laggiù qualcuno proponeva qualcosa.

 

Se tutti i residenti avessero manifestato disagio, l'operato della polizia locale sarebbe stato da applaudire. Ma dato che così non è, la vicenda del Café de la Paix avrebbe potuto essere il punto di svolta. Se sei l'unico a lamentarti, tra decine di persone, fai i conti con il tuo carattere burbero, senza scomodare la polizia locale e mortificare la città. E in questo senso, un ruolo importante lo ha anche l'amministrazione comunale: deve'essere questa, a far capire agli asociali musoni, che non la possono avere vinta, di fronte all'apprezzamento di centinaia di cittadini. Un verbale della polizia locale che motiva il taglio dell'orario di aperutura di un locale come il Café de la Paix, in passaggio teatro Osele, perché l'attività del locale porta ad un "aumento della percezione di insicurezza da parte dei residenti", sembra una barzelletta. E, quel che è peggio, legittima a discapito dei più, il potere di pochi brontoloni: un'oligarchia degli orsi.

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