E svenir m'è dolce su quel palco

di Paolo Ghezzi

Anche gli uomini svengono. Ma tendenzialmente svengono di più le donne. Almeno nei libri, nei film, a teatro e all’opera. Pressione bassa: e difatti le ragazze vivono 7-8 anni di più rispetto ai maschi ipertesi, ipertrofici, iperattivi, iperbolici. Ipersensibilità: anche. Un modo elegante di chiamarsi fuori, di dire con un gesto di supremo abbandono: fermate il mondo, voglio scendere. Forse.

Fatto sta che le donne svengono. Per finta e per davvero. E quando finzione e realtà si confondono, lo svenimento è arte pura. Come è successo l’altro martedì alla Scala di Milano. In scena, Porgy & Bess (grand’opera nera e colorata di Gershwin).
La corteggiatissima Bess non sta bene, anche perché Crown, per ribadire il proprio ruolo di maschio alfa-padrone l’ha appena posseduta contro la sua volontà.
L’enorme Porgy (il cantante Morris Robinson è un ex giocatore di football americano), claudicante e delicato, la consola sul letto (virtuale) del dolore, il soprano Kristin Lewis è sdraiata, supina, coperta da un lenzuolino, sull’angolo destro del palco per chi guarda. Immobile. Immobilissima. Troppo.

Una voce da dietro le quinte chiama, sottovoce ma distintamente, «Porgy!». Porgy guarda Bess che continua a restare immobile. Il basso fa un gesto con la mano, tipo taglio alla gola: dice di interrompere. The show can’t go on. Lo spettacolo non può andare avanti. La cantante non risponde, resta perduta in un mondo lontano. L’opera si ferma. Gli orchestrali, in buca, si alzano. Uno, il più esperto di pronto soccorso? il meno immobile?, sale sul palco e fa strani riti apotropaici intorno alla bella addormentata, le tocca le labbra col dito, la guarda, attende. Minuti interminabili prima che arrivi un medico con lo sfigmomanometro. Le solleva il braccio sinistro, le misura la pressione. Compaiono sette-otto pompieri, la mettono sempre svenuta su un telo, la portano al di là della linea di discesa del sipario, per poterla soccorrere sottratta alla vista del popolo spettatore.

Poi l’avviso ufficiale: problemi di pressione ma la signora riprenderà a cantare tra dieci minuti. Applausi. Non solo canta, Bess, intonando, per la prima volta lei, nell’opera, la meravigliosa «Summertime», una delle più belle ninne nanne del mondo. Ma balla pure, con Sporting Life il giocondo spacciatore di coca, che la convince a imbarcarsi per New York, dove faranno (forse) una bella vita. Alla faccia del povero Porgy innamorato.
La Svenuta Rinvenuta conclude la sua parte. Porgy si domanda, oh infelice, come farà a ritrovarla nella grande città. Ma il coro lo soccorre e la speranza si fa collettiva ed epocale: marceremo, sì, verso la Terra Promessa. Dove approderemo per svenire, uno dopo l’altro, al cospetto del Dio mai veduto, o per aver constatato, magari, la sua spiazzante assenza.

«Summertime an’ the livin’ is easy. Estate, e vivere è facile, guizzano i pesci e alto è il cotone. Buono, piccolino, non piangere».

Svenire. Rinvenire. Cantare. Vivere.

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