Se la montagna mette i brividi

Se la montagna mette i brividi

di Paolo Ghezzi

È una montagna rosso sangue, una montagna di ombre che mettono i brividi, di fantasmi e di scheletri, di ferite e di cieli incombenti, quella del sudtirolese Gotthard Bonell, pittore e cantante di Lieder (ha inciso, tra l'altro, delle variazioni sul Winterreise di Franz Schubert), nato a Trodena nel 1953. La mostra «Le montagne della luce» (ma le ombre, appunto, prevalgono) a Palazzo Trentini durante il Film Festival ha lasciato il segno in chi l'ha visitata, ma merita più di uno sguardo anche la piccola retrospettiva ospitata fino a questo sabato (ore 12) allo Spazio delle arti del Centro Color di via dei Paradisi a Trento.

Bonell lavora alle sue nature morte montagnose, in cui spesso elementi anatomici umani e animali si innestano e si confondono con i paesaggi, su un tavolo ingombro, oltre che di oli e matite, di teschi e ossa, frutti secchi e lividi.

Certo che c'è la luce, come quando («Dai giorni di frodo», 1993) le montagne innevate sono bianche rosa e ocra sotto il cielo azzurro o quando «Il primo sole» (2008) incide una lama di rosso sul fianco bluastro del monte. Ma è il lato oscuro della montagna che sembra prendere Bonell nel profondo, consegnandoci una sorta di Segantini raggelato, stilizzato, dark e gotico.

Certamente, come scrive Daniela Ferrari nel saggio del catalogo di Palazzo Trentini, quella messa in scena da Gotthard Bonell «è una rappresentazione del paesaggio montano priva di compiacimento», un «lavorare insistentemente sul mistero e l'ambiguità delle forme».

Così le Pale di San Martino, che spesso ricorrono nelle visioni bonelliane, o il Monte Corones del Museo Messner perdono quasi ogni dimensione di maestosa e rassicurante bellezza per offrirci spaccati rocciosi che hanno tinte cupe e segni neri: paesaggi di ferite. Quelle che contrappuntano le nostre vite, quando il sole non riesce a riscaldare il verde dei prati. Che è sempre uno stato di grazia provvisorio, mai un regalo definitivo. Come nella «Tempesta in arrivo», una delle ultime tele di Gotthard Bonell. Il fianco violaceo della montagna e perfino il pianoro dorato sono minacciati da una lama grigia di bufera, che arriva da ovest.

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