Il tintinnio delle cose

Il tintinniodelle cose

di Paolo Ghezzi

Crash. Bum. Splash. In tempi di comunicazione ultrasintetica, le parole onomatopeiche, che imitano i suoni, raccontano efficacemente - senza bisogno di perifrasi - l'essenza delle cose: un big bang è un gran bel botto, si capisce che possa innescare la nascita dell'universo.

Il ping pong spiega intuitivamente la dinamica del tennis da tavolo ma anche i rimpalli della burocrazia: l'ufficio x spedisce la pallina bollente all'ufficio y. Ping. E l'ufficio y gliela rimanda indietro. Pong.
Titìc titòc è onomatopea promossa in Treccani per designare la melina inconcludente dei tocchetti che hanno solo funzione di perder tempo, a centro campo, e il suono ricorda quello delle palline del calcetto.

Trionfo dell'onomatopea anche per il Leicester allenato da Claudio Ranieri, che ha vinto il campionato inglese di calcio spiazzando clamorosamente gli scommettitori: l'italian mister non viene elogiato solo per la sua bravura tecnica ma anche per la formula onomatopeica che è subito diventata un coro di tifosi.

«Dilly-ding, dilly-dong», come dire un capolavoro di sveglia, è il suo modo di dare la carica ai giocatori in allenamento, quando pare che stiano «dormendo» (magari sugli allori). Drin drin, diremmo noi, ma dilly-ding dilly-dong è una soneria più sonora. Perché lo amiamo? spiegano quelli del Leicester, «It's ridiculous and genius», ridicolo e genio in egual misura.

Insomma, anche una formula onomatopeica può essere un veicolo di italian style. Sonante e vincente.

E se il vocabolario inglese ne è zeppo, anche in italiano l'onomatopea funziona meglio della prosopopea.
Il «plin plin» dello spot dell'acqua minerale magari non dilagherebbe in Turchia, ma qui da noi ha avuto la sua diuretica efficacia.

Tutto a portata di clic, ci promette il mouse, docile topo informatico che non squittisce (onomatopeicamente) ma ci dà l'illusione di aprire finestre infinite. Clic, clic, clic.
Il tran tran suona già così noioso che qualcuno lo deforma in tram tram: almeno ci si sale e si va da qualche parte, magari al capolinea.

Ai giornalisti finanziari piace raccontare i crac, che mandano i risparmiatori in tilt in un zac e tac.

Risuona come moneta tintinnante il pin del denaro digitale, il numerino che ci consente - senza contare contanti - di ritirare i soldi, comprare un divano e fare benzina. Uomini identificati con i loro pin, donne rintracciate con i loro pin, e nessun pinnacolo, come sulla Sagrada Familia di Barcellona: gli architetti preferiscono chiese di cemento basse e brutte, in sintonia con l'orizzontalità dei tempi. La verticalità gotica evocava un frullare d'ali d'angeli. L'epoca del bancomat celebra le sue liturgie in un monotono pin pin pin pin pin (e guai a sbagliare una delle cinque cifre).
«Dilly-ding, dilly-dong» a Leicester ha ormai soppiantato il beatlesiano «Obladì obladà (life goes on, bra)»: appunto, è la vita che suona, risuona, tintinna, rintocca, scintilla. La vita che va.

comments powered by Disqus