Sul taglio delle indennità un'altra legge inutile

di Paolo Micheletto

Un’altra legge inutile? A sentire i consiglieri regionali - vale a dire gli stessi che l’hanno appena approvata - sembra proprio di sì. Con buona pace di chi spera nella, anche simbolica, dei cosiddetti «costi della politica».

Giovedì pomeriggio il Consiglio regionale ha approvato il testo (presentato dal presidente dell’assemblea, l’autonomista Chiara Avanzo) che prevede che gli eletti possano rinunciare a una parte dell’indennità, o anche a tutta la paga mensile. Oggi l’indennità base è di 9.800 euro lordi: ogni consigliere potrà quindi ricevere solo lo stipendio che riterrà «giusto», lasciando il resto nelle casse della Regione. La «riforma» è stata approvata con 38 voti a favore, un contrario (Gianfranco Zanon, di Progetto Trentino) e 9 astenuti, con tante assenze al momento del voto.

Fatta la legge, è apparso subito chiaro che nessuno si taglierà lo stipendio, visto che sono già partiti i «distinguo» da parte dei diversi consiglieri: c’è Filippo Degasperi del Movimento 5 Stelle che continuerà a stanziare la parte eccedente i 5.000 euro lordi ad associazioni considerate «meritevoli»; c’è Claudio Cia che non vuole lasciare i soldi alla Regione; ci sono tantissimi consiglieri che ritengono più che giusta la loro paga mensile.

Insomma, l’ennesima conferma che questa classe politica trentina non potrà mai riformarsi da sola, come ha ampiamente dimostrato con il caso dei vitalizi.

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