Il Primo maggio e i sindacati che chiedono meno lavoro (la domenica)

Contro la crisi, i sindacati: meno lavoro di domenica.

di Paolo Micheletto

A festeggiare il Primo maggio saranno circa 22 milioni e 500 mila italiani (lavoratori dipendenti più autonomi) e anche se gli ultimi dati presentati sulla disoccupazione dall’Istat dicono che le cose stanno migliorando, l’Italia continua a registrare dei ritardi occupazionali molto preoccupanti. Tra i 28 paesi dell’Ue solo Croazia (55,8%) e Grecia (50,8%) presentano un tasso di occupazione più basso del nostro (56,3%).

Questo indice, ricorda la Cgia di Mestre, è ottenuto rapportando il numero degli occupati presenti in un determinato territorio e la popolazione in età lavorativa tra i 15 e i 64 anni. Il tasso consente di misurare il livello di occupazione presente in una nazione. Al netto di disoccupati, scoraggiati e inattivi emerge che in Italia la platea degli occupati registra un gap del 17,7% con la Germania, del 16,4% con il Regno Unito e del 7,9% con la Francia.

Insomma, c’è poco da festeggiare. Ma chi non riesce a trovare un lavoro nemmeno con il lanternino potrebbe provare un po’ di fastidio - o almeno di sorpresa - nel leggere la notizia su quello che è stato definito il «fronte comune contro il lavoro festivo». I sindacati regionali del commercio si sono infatti incontrati a Castel Mareccio (Bolzano) per chiedere la riduzione delle aperture dei negozi le domeniche e nei giorni festivi. Si badi bene: non per chiedere che lavorare la domenica diventi facoltativo o che vengano fissate nuove regole più flessibili, ma perché ci sia meno lavoro per tutti. L’assessore bolzanina Martha Stocker si è lanciata decisa nelle critiche verso il mondo moderno: «Troppo consumismo in questa società».

I piccoli negozi chiudono (anche) a causa della concorrenza di Internet e la disoccupazione resta un serio motivo di allarme sociale. Ma i sindacati del commercio chiedono meno lavoro. Buon Primo maggio.

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