Fenomenologia dell'uomo che usa Facebook

di Lucio Gardin

In un'epoca come questa, permeata dalla tecnologia, si dibatte spesso se sia positiva o negativa. Ma le cose non sono mai buone o cattive, bianche o nere, belle o brutte, Ollio o Stanlio, Durn o walder. Spesso sono neutre. Dipende dall'intenzione e dall'utilizzo che se ne fa. Ecco una fenomenologia dell'uomo al tempo di Facebook.
Il citatore: è fermo alla comunicazione non verbale e di conseguenza veicola le conversazioni con faccine ed emoticon. La sua emoticon preferita è la faccina che piange dal ridere. La userebbe anche se gli scrivi che gli sta andando a fuoco la casa. Quando è particolarmente loquace, si lascia andare un «hahahah».
Il polemico: si fa vivo solo per criticare. Puoi scrivere la cosa più bella e intelligente del mondo e non ti degna di attenzione, ma prova a sbagliare un accento e lui te lo ricorda. Se due polemici s'incontrano in chat, il dibattito durerà di più della saga di Henry Potter e troverai link tipo «leggi le altre 78356 risposte».
Il selfista: che sia in bagno o in coda alla posta, si fa una foto commemorativa e la condivide in tempo reale. Probabilmente per autoconvincersi di essere veramente lì. Se di sesso femminile, non disdegna di tirare fuori la lingua. A occhio e croce, certe tipe sarebbero in grado di leccare un francobollo anche a una cartolina già spedita.
Il complottista: dalle scie chimiche, ai calzini scomparsi in lavatrice, ai tappi delle penne perduti, è convinto che sia tutta una macchinazione internazionale della sinistra. Vede nemici ovunque e accompagna i suoi post con frasi tipo «apriamo gli occhi, gente!».
Il bollettino: pubblica indicazioni meteorologiche estremamente utili per chi non ha finestre in casa, tipo «sta nevicando» o «fa freddo» o «avete sentito che caldo?». Resterebbe sepolto tra le macerie di casa sua mentre digita «l'avete sentita anche voi la scossa?».
Il piacione: è affetto da una paresi al pollice destro, perennemente puntato sul tasto «mi piace» del telefono.
Mette «mi piace» perfino al post in cui sua figlia confessa di aver fatto la fiancata alla sua auto. L'importante è esserci.
Il sotutto: a prescindere che gli venga posta la domanda, lui ha comunque la risposta. Lui sa di chi è la colpa per una guerra e di chi è la colpa per la crisi, e per dimostrarlo pubblica autorevoli articoli firmati da gente che organizza concerti rock e si firma con nomi tipo Geronimo Stilton. Contraddirlo non serve perché lui conosce La Verità. Gliel'ha detta un suo amico al Centro Sociale.
È un peccato che chi ha la soluzione a ogni problema del mondo sia tanto occupato a scrivere su Fb e sui muri delle case.

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