Malga Lagorai, progetto serio

di Mauro Gilmozzi

C'è una lettera inviata ai media da un "gruppo di cittadini" da cui è stato tratto l'articolo di giovedì sull'Adige a proposito del progetto Translagorai. Ciò avviene dopo la riunione pubblica organizzata dal PD di Fiemme a Cavalese sull'argomento nella quale io ero relatore. Un incontro che è stato una bella occasione di confronto, ma di cui i giornali nulla purtroppo hanno riportato. Passi. Ma che ora, la sintesi del mio intervento sia lasciata ai detrattori del progetto, mi pare un po' troppo. Ognuno esprime il suo punto di vista e io lo rispetto, purché esso sia riferibile a fatti reali, precisi, documentati, non a dietrologie supposizioni e manipolazioni spacciate per verità. Per la verità c'è un video integrale che basta guardare. Per una replica, vorrei precisare alcune cose. Prima questione. Il protocollo d'intesa tra Provincia, Sat e altri soggetti pubblici, non certo imposto, ma frutto di un lungo percorso di condivisione, integra nella malga due attività.

Quella di alpeggio tradizionale, con quella di foresteria a supporto di forme di turismo responsabile di lungo termine e rispettose dell'ambiente. L'obbiettivo dichiarato nel protocollo che lo supporta è tra l'altro, il «recupero del valore culturale e paesaggistico delle strutture esistenti e di valorizzazione del patrimonio edilizio tradizionale».
Il fatto che l'Unione Europea nei Piano di Sviluppo Rurale, come è stato detto, non ammetta più il finanziamento del recupero di malghe, non significa certo che esso sia illecito. Anzi buona parte delle politiche agricole o di sviluppo sostenibile finanziate con fondi provinciali, mira a compensare gli effetti negativi di una politica agricola comunitaria ancora troppo sbilanciata sulle grandi produzioni latifondiste e non ancora del tutto attenta al ruolo, ai costi, al valore eco-sistemico dell'agricoltura di montagna.
Quindi finanziare un intervento che recupera una malga ad una sua rinnovata funzione agricolo-turistica, non è un reato né una elusione normativa. Semmai un uso responsabile della nostra Autonomia. 

Seconda questione. Personalmente, per Malga Lagorai, ho sempre sostenuto che l'affidamento della gestione della foresteria (pernottamento e ristoro) alla famiglia del pastore sia la strada giusta. Una forma di integrazione del reddito agricolo necessaria e vera opportunità per garantire l'alpeggio in futuro. C'è chi teme che l'attività possa essere in perdita e ciò non è detto, anzi. Ma anche fosse, proprio per la sua chiara funzione di servizio e in coerenza con il contributo pubblico assegnato per la sua realizzazione, la gestione della foresteria potrebbe essere assegnata senza oneri. Strada che lo Scario ha dichiarato possibile. Ed io non escluderei addirittura, la garanzia di minima contribuzione per la funzione informativa e culturale che proprio un presidio attivo con questa funzione specifica potrebbe svolgere a garanzia di un uso responsabile del territorio. 

Un buon esempio su tutti è la gestione dell'oasi naturalistica del Wwf in Valtrigona sul versante sud del Lagorai.
Infine mi si permetta di far notare che percorrere il Lagorai in quota non significa fare per forza l'intera traversata della Translagorai. Il Trekking è una delle attività in forte crescita ed i sentieri della Sat sono percorsi da un sempre maggior numero di persone. Avere strutture in grado di rispondere al bisogno di sicurezza e assistenza degli escursionisti e nel contempo di farsi carico degli inevitabili problemi che, diciamo così, chiunque può notare intorno o nei bivacchi, ma anche nelle malghe abbandonate esistenti, non è certo un'offesa alla montagna ed alla sua naturalità. 
Questo almeno nel mondo reale. In quello della fantasia invece, come mi disse un amico, la verità può essere distorta per soddisfare persone che più che il Lagorai, amano la demolizione di ogni forma di responsabilità, di impegno, di pensiero costruttivo.

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