Quelle macchine sotto le Pale

Quelle macchine sotto le Pale

di Matteo Pavana

La cosa più triste è stata anche la più ovvia e banale, trattandosi di un raduno di Jeep. È stata vedere tutte quelle macchine proprio sotto le vette delle Pale: centinaia di mezzi, lì, proprio sotto sotto la montagna,  vicino al lago Colbricon.

Mi chiedo che gusto ci sia nell’andare a rovinare dei sentieri. Non ha nessun senso. È una cosa stupida e irrispettosa della natura, della quale, sarebbe bene ricordarsene, siamo ospiti. È un delirio di onnipotenza.

Fuoristrada all'ombra delle Pale: al via il Jeep Camp



Eppure sono tante le località di montagna che vivono su un progetto di turismo che non è affatto sostenibile. Va fatto, ed è urgente, un passo indietro, ma questo le Apt e le amministrazioni non lo capiscono. Soprattutto bisogna evitare queste manifestazioni, che non hanno nulla a che vedere con la montagna.

Ci sono altri modi: i Suoni delle Dolomiti, per esempio, portano la musica in un ambiente naturale, e lo fanno in maniera rispettosa. Quella è la strada. Ma in montagna non puoi portare tutti, non puoi portare chi in montagna vuole arrivarci in macchina.

Soprattutto, la montagna non è per tutti. La montagna ha delle regole, in montagna ci si può fare male, si può anche morire. La montagna è per chi accetta le sue regole. Renderla un posto protetto, controllato, e dunque artificiale, significa snaturarla e farla morire. E questo è inaccettabile.

Penso alle Tre Cime di Lavaredo, che sono lo sfregio più grande che si possa fare a una montagna.
Sono posti meravigliosi, ma li stiamo trasformando in città incastonate dentro dei pezzi di roccia, che invece di essere protetti vengono di fatto distrutti. Non tutto può ruotare intorno all’interesse economico, questa cosa non è nemmeno razionale.

Mi viene anche in mente il progetto che aveva proposto Lorenzo Delladio, della Sportiva, un progetto che puntava a “togliere”, non a “mettere”.

Ma l’andazzo è un altro, e io mi sento vittima di questo andazzo.

Ho parlato con uno dei volontari del Jeep Camp, che mi ha detto: «Il mondo gira così». No, siamo noi a far girare il mondo in un modo o nell’altro. Non c’è un ordine superiore.

Ho visto macchine ferme e motori accesi, enormi casse per la musica che si sentono a chilometri di distanza, ho visto una vetrina virtuale, tutta immagine, una finzione che fa passare in secondo piano quello che è reale, quello che respiri e quello che vedi con i tuoi occhi. Vedi una montagna meravigliosa ma non riesci a darle un valore.

Ecco cosa hanno lasciato le Jeep in Primiero

comments powered by Disqus