Un asse con Bolzano e Innsbruck

Un asse con Bolzano e Innsbruck

di Lorenzo Dellai

Se proviamo ad alzare un po' lo sguardo all'orizzonte, oltre la nebbia ed i clamori del momento che stiamo vivendo, vediamo che si annunciano tempi assai delicati per la nostra Speciale Autonomia.
Da un lato, i processi politici - col loro radicato consenso popolare - sembrano segnare il ritorno alla centralità degli Stati nazionali.
La globalizzazione non governata e la crisi della scommessa europea hanno provocato un "riflusso" verso le forme di tutela e di protezione che molti pensano di vedere garantite solo da una rafforzata sovranità degli Stati.
Dall'altro lato, invece, i processi economici reali continuano a muoversi in ambiti e su direttrici che, con i confini (e in molti casi con i poteri) degli Stati nazionali, hanno poco a che vedere: sono sempre più globali, anche in forza di una spinta senza precedenti delle nuove tecnologie e delle concentrazioni finanziarie.

Il "riflusso" verso una nuova forma di sovranità dello Stato - fenomeno essenzialmente legato alla dinamica del consenso sociale e politico - non intacca per nulla questi processi: nonostante i riti, le simbologie, le parole grosse delle nuove leadership e via dicendo.
In questo quadro, riprendono però vigore anche strategie di sviluppo "regionale", laddove con tale termine non si richiamano le Regioni - Ente, ma grandi aree forti, dinamiche e capaci di leadership economica, spesso poste a cavallo dei confini amministrativi locali e di quelli degli stessi Stati Nazionali.
Un esempio, recentissimo, è arrivato - a ben vedere - dalla vittoria della candidatura italiana per le Olimpiadi Invernali del 2026. Cos'è, in fondo, il brand "Milano-Cortina", se non l'immagine indovinata di una grande alleanza tra il sistema metropolitano lombardo e l'eccellenza dolomitica del sistema veneto?

Al di là del "sogno olimpionico", vi è dietro un'idea precisa: mettere in connessione economica - e non solo - la forza industriale, tecnologica, finanziaria e internazionale del sistema metropolitano padano con quella evocativa, turistica, identitaria delle Dolomiti, simboleggiata dalla sua "Perla".
Teniamo conto di un ulteriore elemento. Tra non molto - conflitti interni permettendo - il Governo nazionale darà il via libera alla cosiddetta "Autonomia differenziata" in favore delle Regioni ordinarie che l'hanno chiesta in base al Titolo V della seconda parte della Costituzione, vigente dal 2001.
Vedremo se accadrà e con quali contenuti. In ogni caso, si può dare per molto probabile che, in tempi abbastanza rapidi, Lombardia e Veneto avranno poteri e responsabilità "speciali" in moltissimi ambiti di interesse economico, infrastrutturale, culturale e sociale.

E che dunque - questo è ovviamente il loro intento dichiarato - potranno imprimere ulteriore impulso alla loro forza attrattiva e propulsiva, nonché all'alleanza tra loro e i territori di riferimento, su una scala non solo locale. In questo scenario, qual è il ruolo del Trentino? Come "immaginiamo" il nostro futuro? Che "senso" pensiamo di poter dare alla nostra Speciale Autonomia?
Il tema riguarda noi, non i lombardi o i veneti, che fanno benissimo a perseguire la loro strategia, secondo la propria vocazione. E riguarda i nostri cugini di Bolzano. Come si rapporteranno a questi processi? Penseranno di poter comunque mantenere, da soli, la loro (indubbia e inviolabile) peculiarità in forza della "questione etnica" oppure saranno propensi a fare ragionamenti di tipo "anche" diverso?
Sono domande fondamentali per il futuro dell'Autonomia, che rinviano a riflessioni economiche e infrastrutturali (è ovvio che abbiamo interesse ad interagire con ciò che si muove nelle aree metropolitane a noi vicine, come è ovvio che abbiamo fatto benissimo a rimanere agganciati all'evento olimpionico "Milano-Cortina"), ma chiamano in causa anche questioni più profonde, di tipo culturale e politico-istituzionale.
Reggerà in tale scenario - nel medio e lungo periodo - l'impalcatura autonomistica, con la sua peculiare "personalità" istituzionale legata ai modelli sociali, economici e culturali che hanno connotato la nostra Comunità?

Non ho ovviamente alcuna pretesa di dare risposte, ma penso che occorra incominciare a discuterne apertamente. Ci attendono stagioni impegnative, che andrebbero affrontate con spirito di collaborazione, pur nella chiara ed irriducibile diversità che connota la politica anche locale. E soprattutto con l'attivazione di momenti e luoghi di "pensiero comunitario" che purtroppo oggi scarseggiano.
Servirà di sicuro rafforzare i nostri "talenti", chiamati come non mai ad interagire senza omologazioni con questi processi di trasformazione: i nostri "capitali" umani, sociali e ambientali. Ma servirà, penso, rilanciare anche - in modo nuovo e con una intensità politico-istituzionale inedita - l'asse della "cooperazione di sistema" con Bolzano ed Innsbruck, nella prospettiva di una più vasta coalizione alpina.
Di fronte a ciò che si sta preparando nel Nord del Paese, su iniziativa dei sistemi metropolitani e dei loro territori di riferimento, è probabilmente questa l'unica pista percorribile per un Trentino che, diversamente, si scoprirebbe troppo "piccolo e solo". Stavolta molto più insidiosamente che nel passato.

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