Dare solide radici al futuro

Dare solide radici al futuro

di Alberto Faustini

Serve una bussola, in questo tempo liquido. Serve una mappa. Occorrono punti fermi e precisi: una bilancia di parole per dare il giusto peso ad ogni cosa. Senza paura di esprimere giudizi, ma evitando i pregiudizi. Serve un giornale come quello che state sfogliando, nel bombardamento quotidiano di notizie che tendiamo a subire più che a cercare. Servono pagine che non perdano il senso della memoria, delle radici, di una storia che è individuale e insieme collettiva. E serve, al contempo, la capacità di raccontare il divenire, il continuo muoversi di una comunità: il Trentino di ieri - perché le radici non vanno mai recise - e quello di oggi e di domani. Con uno sguardo sempre originale, mai scontato o prevedibile. E con parole ferme e profonde. Articoli che sappiano coltivare di giorno in giorno l’ambizione di essere quotidiana alternativa rispetto a quella valanga di informazioni che solo all’apparenza è sartoriale.

Quell’informazione che altri - soprattutto in rete - costruiscono facendoci pensare di seguire e assecondare le nostre idee, mentre l’intenzione più o meno malcelata è quella di manipolarlo, il nostro pensiero. Questo è L’Adige che ho in testa e che voglio cercare di costruire da oggi, insieme ai bravi colleghi che ritrovo dopo anni nei quali ho avuto la fortuna di guardare questa terra e l’Italia da vicino e da lontano, da dentro e da fuori. Con amore e disincanto. Cercando sempre di mantenere la giusta distanza dai fatti. Mai troppo vicini: per non farsi travolgere da ciò che si racconta. Mai troppo lontani: per non correre il rischio di non capire, di non cogliere le sfumature, di non guardare negli occhi le persone.

A passarmi il testimone, oggi, è un compagno di tante battaglie come Pierangelo Giovanetti, che ha saputo navigare in mari non semplici tenendo ben fermo il timone. L’Adige è un presidio di libertà e un punto fermo, persino irrinunciabile, di questo territorio. È il giornale che ha saputo vivere, raccontare e interpretare questa comunità negli ultimi 70 anni. Raccogliendo i valori, l’idea di società e le testimonianze di chi l’ha portato ad essere la voce più autorevole e ascoltata del Trentino. Oggi tutto è cambiato. E fin dal principio noi cercheremo di raccontare con umiltà e rinnovata curiosità questo cambiamento, questa terra spezzata: da una parte la solidarietà, l’impegno, il volontariato, la fatica silenziosa di chi ogni giorno si batte per aiutare chi non riesce a tenere il passo della società che all’essere ha preferito l’avere; dall’altra chi cavalca l’indifferenza facendone un’arma da brandire, chi mette l’io davanti al noi, chi finge di non vedere o di non capire. In fondo, si tratta di sentimenti che abitano dentro molti di noi, in una continua contrapposizione sulla quale certa politica specula.

Noi cercheremo di guardare in faccia la realtà: raccontandone ogni sfumatura. Cercando di descrivere in modo nuovo anche ciò che accade in territori che, alla faccia di mille investimenti, continuano a sentirsi periferia. L’Adige - grazie allo straordinario lavoro portato avanti in decenni da quelli che considero maestri ancor prima che colleghi - è il giornale delle città non meno che il quotidiano che racconta ogni minuscola sfumatura di questa farfalla che sembra avere ali meno solide d’un tempo. Il Trentino piccolo e solo che preoccupava i politici tanti anni fa non c’è più. Ma ci sono nuove solitudini. Nuove emergenze e nuove paure che la politica spesso sottovaluta e che noi porteremo sul giornale. Dando spazio ad ogni generazione. A cominciare dal mondo di Greta: quel fiume di giovani che in poche settimane s’è fatto mare per costringere noi adulti a riflettere su un mondo che abbiamo trasformato in torsolo di mela.

Nell’epoca della fretta, cercheremo non tanto la lentezza - impensabile in un quotidiano che viaggia a gran velocità su più piattaforme - quanto la profondità. Parole ferme contro parole al vento. Vogliamo essere alternativi ad ogni forma di superficialità, di pressapochismo e di qualunquismo.

Nei momenti di crisi, le risposte, sovente, arrivano dalla pancia. L’Adige cercherà invece di rispondere con la testa. Con il ragionamento. Con la rivoluzionaria pacatezza del pensiero. Raccontando ciò che accade ogni giorno. Ma cercando anche di anticipare scenari, contenuti, prospettive. Per essere una spina nel fianco fatta di idee e di proposte. Con una speciale attenzione anche a quelle tante belle storie che questa nostra terra, lontano dal clamore, sa produrre ogni giorno: liete novelle che possono ricostruire ottimismo e speranza.

L’editore, che ringrazio per la fiducia e per una stima che ha radici antiche, mi ha dato carta bianca. Ho un solo mandato: quello di cercare di fare bene. Quello di far crescere ancora, con l’aiuto di tutti, questo grande giornale che in un certo senso rinasce ogni giorno, insieme al respiro della comunità che racconta. Questo è il patto che da ieri mi lega ad ogni collega. Questo è il patto che oggi firmo idealmente con voi lettori. Perché tutto ciò che farò e che faremo, ha un senso solo se voi continuerete a seguirci, a comprendere il senso di un lavoro che altri vogliono sminuire: perché temono le nostre domande, il nostro desiderio di leggere una realtà che a qualcuno piace invece camuffare. Io - insieme ai colleghi - ci metterò la faccia ogni giorno, cercando di rispondere anche alle vostre lettere, dandovi ascolto, dandovi - soprattutto - voce. Perché questo è un patto che si rinnova ogni giorno.

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