Taglio degli alberi, mazzata a Rovereto

Taglio degli alberi, mazzata a Rovereto

di Lucia Coppola

Credo che la vicenda degli alberi di Rovereto, entrati loro malgrado in una programmazione urbanistica che ha deciso in modo unilaterale l'abbattimento di numerose piante in buono stato, sacrificate in nome di una rivisitazione complessiva degli assetti cittadini, abbia molto da insegnare, soprattutto agli amministratori. Credo anche che la grande partecipazione di popolo, abitanti, associazioni e partiti, politici di varia estrazione, perlopiù inascoltati dal Comune di Rovereto che ha deciso comunque di proseguire per la propria strada, sia un esempio lampante della scarsa propensione alla negoziazione, a decisioni partecipate (come avviene in molte città europee e del mondo) quando si determinano modifiche importanti al paesaggio e alla qualità della vita delle persone.

Ed è certo che il taglio di viali alberati, che hanno una lunga storia di vita e di relazione con l'ambiente, le persone, la biodiversità, il clima e gli animali che vi trovano rifugio, è un elemento di profonda destabilizzazione che il Comune di Rovereto ha colpevolmente sottovalutato, agendo in modo inappropriato e autoritario. Che si debba difendere il proprio operato con le forze dell'ordine, infatti, è un indicatore che dovrebbe far riflettere e, se del caso, ritornare indietro e trovare soluzioni differenti e più consone ad una città governata democraticamente. 

Ogni albero è prezioso per l'ambiente in cui vive. Ogni albero è un essere vivente e senziente che nasce, si riproduce e muore, intessendo una fitta rete di relazioni con gli altri organismi vegetali, animali, umani. Per una città, è ampiamente provato, la copertura vegetale ha una relazione molto forte col benessere personale, non solo fisico, ma anche sociale e psicologico. Le città si stanno sempre più affermando come ambiente di vita per le persone, sebbene l'urbanizzazione, spesso non pianificata adeguatamente, porti con sé una serie di effetti sociologici, economici ed ecologici negativi, tra tutti le emissioni di Co2 in atmosfera e il consumo di suolo. Ecco perché prendersi cura del patrimonio arboreo e boschivo, sostenerlo e curarlo, con misure le meno drastiche e impattanti possibile, implementarlo, sostituirlo gradualmente minimizzando gli impatti ambientali, è un obbligo per gli urbanisti e per gli amministratori avveduti e lungimiranti. 

I Regolamenti Urbani del Verde, nel 2018, devono essere applicati e non possono certo prescindere da questo concetto di bene pubblico, di bene comune, in nome di opere e strutture certo importanti, come una pista ciclabile o la ristrutturazione dei sottoservizi, talora meno comprensibili, come l'ennesimo campo da tennis, che oltre agli alberi sacrifica pure l'area cani. Ma tutto poteva essere fatto salvaguardando il più possibile il patrimonio prezioso degli alberi cittadini. Che, per quanto possano essere sostituiti con specie dalla crescita veloce, ci metteranno anni e decenni prima di restituire ai cittadini il paesaggio e i benefici di cui godevano: l'ombra, la frescura, il verde intenso del fogliame, i colori dell'autunno, la poesia degli alberi spogli d'inverno, il cinguettio degli uccelli e l'intensa vita animale che, anche in città, popola le nostre amate e preziose piante. Ecco perché è comprensibile il dolore, il disappunto, il dispiacere, e la ferma opposizione, purtroppo inutile, con cui i cittadini e le associazioni ambientaliste hanno contrastato le scelte drastiche e la superficialità con cui si è affrontato il tema urbanistico, che è diventato anche ambientale, della città di Rovereto. Chi ha a cuore la qualità ambientale e della salute pubblica sa bene che queste passano anche dalla produzione di ossigeno, soprattutto delle piante di alto fusto, dalla funzione di filtro contro le polveri sottili, dall'immagazzinare i gas serra, responsabili dei devastanti cambiamenti climatici, dalla riduzione del rumore, dalla regimazione delle acque meteoriche. Ora chi restituirà ai cittadini di Rovereto, privati a quanto sembra del 13% del loro patrimonio arboreo da questa programmazione compulsiva di tagli selvaggi, funzioni, paesaggio, sentimento? 

La visione della città è quella di uno spazio inclusivo e godibile da tutti i suoi cittadini, nelle sue parti artistiche, culturali e ambientali. In quelle paesaggistiche e più strettamente sociali. Le aree verdi sono luoghi di affezione e conforto, spazi per l'incontro e l'interazione tra i cittadini, in particolare per i bambini e gli anziani. Lo sport va tutelato e sostenuto, di più quello minore e ricreativo dei campetti da calcio e pallavolo, di attività motorie che riguardino in particolare i bambini e i ragazzini.
Gli alberi cambiano la foresta umana e la nobilitano, scrive Jean Francoise Robert. Foresta vivente e immobile, come il mare, di cui essa ha i flussi e i riflussi. Immutabile e in continua trasformazione, infinita nella sua diversità. Soggetta solo all'assalto del tempo. Del tempo, non dell'uomo, aggiungo io. 

Lucia Coppola
Coportavoce dei Verdi del Trentino

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