Servono idee e programmi chiari

di Carlo Stefenelli

Le recenti elezioni politiche hanno sancito, per la prima volta in Trentino, la netta sconfitta della coalizione di centro-sinistra autonomista che governa la nostra terra sin dalla nascita dell'autonomia. La sconfitta ha messo in crisi i 3 partiti della coalizione che sembrano assimilabili a 3 pugili messi al tappeto, «suonati», incapaci di reagire. Credo che sarebbe opportuno che i responsabili del governo degli ultimi anni si interrogassero con profondo senso autocritico sul perché di questa situazione. 

È mancata una capacità di rinnovamento della parte pubblica della società trentina a cominciare da una riforma istituzionale seria. Si è voluto tenere in piedi un livello istituzionale intermedio, le Comunità di Valle, pur ritoccato rispetto ai Comprensori, rinunciando così a modificare il mastodontico apparato burocratico trentino. La sanità pubblica continua ad essere fondata su un sistema ospedaliero periferico sclerotico, che non si è saputo e voluto rinnovare con criteri moderni: si sarebbero dovute collocare le alte specialità in uno o due ospedali ad elevata concentrazione di professionalità e tecnologie, assicurando nel contempo in periferia un'attività polispecialistica vicina al cittadino, garantita dalla rotazione di medici e tecnici esperti provenienti dagli ospedali centrali ed integrando con intelligenza l'offerta pubblica con il «privato accreditato» sull'esempio di quanto accade in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Una intelligente riorganizzazione della medicina di base avrebbe potuto ridurre il «tasso di ospedalizzazione» che vede il Trentino come «maglia nera» del nord Italia con il fenomeno dell'inappropriatezza di numerosi ricoveri ospedalieri ad alto costo per patologie curabili in ambulatorio. 

Nei prossimi anni la strada da imboccare, già spontaneamente intrapresa da alcuni Sindaci lungimiranti, come quelli dell'Altopiano della Vigolana, sarà quella della fusione dei Comuni in ambiti ottimali che possano rendere economica la gestione dei servizi su aree vaste. I cittadini hanno voluto punire il centrosinistra autonomista anche perché non sentono più tutelata la propria sicurezza: si è voluto porre l'accento tonico sulla doverosa accoglienza dei migranti sottovalutando colpevolmente il fenomeno della criminalità in parte attribuibile ai clandestini irregolari. Lo spettacolo quotidiano della città capoluogo violentata da bande organizzate di criminali nordafricani con una sensazione di impotenza o, peggio, di non volontà di intervenire, ha indebolito drasticamente l'immagine ed il prestigio del Sindaco e del governo cittadino. 

Da ultimo la scorretta gestione della questione Valdastico con l'elaborazione di un'ipotesi folle di sbocco in Valsugana, con una superstrada gratuita, con un massacro ambientale ma soprattutto con un metodo inaccettabile, quello dell'accordo tecnico sotto-banco già di fatto stipulato fra pochi intimi senza un minimo di coinvolgimento dei cittadini e dei paesi interessati, ha dato il colpo finale alla credibilità dell'attuale governo provinciale. Tutto ciò per l'antico retaggio dell'opposizione ideologica alle autostrade come tali, a prescindere dalla loro reale utilità, considerate come «strumento di arricchimento» delle società di gestione secondo una mentalità massimalista vetero-marxista all'insegna dello slogan «meglio una superstrada gratuita e pubblica ambientalmente devastante che un'autostrada privata economicamente utile che possa arricchire i capitalisti». 

Per il prossimo autunno bisognerà ragionare in termini di programmi chiari in quanto non sarà, a mio modo di vedere, sufficiente presentarsi con un'etichetta «civica» per liberarsi di parentele partitiche compromettenti rispetto all'andazzo elettorale.

Saranno necessarie idee chiare che possano rispondere alle aspettative ed alle esigenze dei cittadini. Un centro-sinistra che si presenterà agli elettori con la dichiarata volontà di mantenere le Comunità di Valle, di preoccuparsi solo dell'accoglienza e non della sicurezza e con l'opposizione ideologica alla Valdastico sarà fatalmente destinato ad un secondo clamoroso «cappotto».
Credo sia il caso di riflettere ed agire di conseguenza.

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