Scuola: lasciate che i bimbi tornino a casa da soli

Scuola: lasciate che i bimbi tornino a casa da soli

di Paolo Zanini

Girando l’Appennino in bicicletta, quindi abbastanza lentamente, tra case dall’architettura discutibile e ruderi di luoghi meravigliosi, ho osservato che, per gli italiani, il loro paese è un luogo molto pericoloso

In ogni angolo si trovano cartelli rossi o neri e gialli che segnalano un possibile crollo, un percorso pericoloso (lungo una passeggiata), un gradino un po’ ripido, un divieto perché «non a norma», una fontanina nel bosco col cartello «Acqua non potabile» anche se per secoli ha dissetato il viandante (ma non è stata analizzata…). Tutti luoghi dove un minimo di attenzione o di senso della realtà permettono ad un bambino di non avere alcun problema. Un dilagare di falsi pericoli che generano solo angoscia e impossibilità di capire quali sono quelli «veri».

Perché questa ipertutela? Non certo per proteggere gli italiani, a meno che non siano immaginati come un popolo di folli incoscienti.

Evidentemente, invece, per proteggere il Proprietario, il Comune, l’Ente gestore. Tutelarsi dalle contestazioni e dai ricorsi, cioè dalla legge, è oggi la «legge di fatto».

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Lo stesso spirito fa sì che oggi i bambini di tutta Italia non possono tornare a casa da soli alla fine delle lezioni, cosa che tutti ricordiamo essere forse il momento più bello della giornata scolastica. Non solo noi vecchi: questo sentimento è condiviso dai bambini di oggi. Non tutta Italia è fatta di periferie degradate (o quartieri bene) governati dalla paura e dalla diffidenza: ci sono infiniti quartieri civili, e migliaia di paesi tranquilli dove ogni bambino delle elementari torna a casa da solo.

L’ipertutela è una bestemmia educativa, una follia pedagogica che porta ad un mondo di insicuri disadattati, liberi solo di fare riferimento alla norma ed a un potere cui ubbidire: non di bighellonare come bambini quando si è bambini per capire i veri limiti della libertà, cioè la responsabilità, non la legge.
Riuscirà il nostro parlamento a fare in quattro e quattr’otto una norma che limiti la responsabilità dei presidi al cancello della scuola?

Un episodio di qualche anno fa, solo apparentemente scollegato, mi fa dubitare.

Ricordate i semafori rallentatori che molti Comuni avevano adottato al posto degli scomodi dossi? Funzionavano benissimo.
Poi è arrivato un signore sufficientemente testardo, o stupidamente cocciuto, da arrivare ai massimi livelli di giudizio e farsi annullare una multa per essere passato col rosso in uno di questi semafori.

Evidentemente andava troppo veloce sul rettilineo del suo paese, ma a lui non importava: i semafori non erano previsti dal codice e quindi la norma...
Da allora nessuno si è impegnato a fare una piccola modifica al codice della strada che permetta questi utilissimi semafori. Nel frattempo noi, quotidianamente, andiamo altrettanto piano ma rimbalzando ad ogni dosso rallentatore. Osservando tra l’altro molti semafori inerti, che basterebbe accenderli...

Perché allora pensare che qualcuno si dedicherà con impegno ad una norma sulla libertà dei bambini? E che metta le famiglie di fronte alle loro responsabilità, senza accusare la scuola che già fa molto per sopperire alle loro mancanze educative?

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