Ormai l'obesità è un'«epidemia»

Ormai l'obesità è un'«epidemia»

di Michele Pizzinini

Si è celebrata negli scorsi giorni l'Obesity day, la Giornata mondiale dedicata alla sensibilizzazione della popolazione sul problema dell'obesità. Quest'anno gli organizzatori hanno voluto chiamare tutti a raccolta per sollecitare un'azione urgente da parte dei governi per fermare il dilagare dell'obesità pediatrica ed ha adottato lo slogan: «Fermate l'obesità pediatrica - agire oggi per un futuro più sano».

I numeri sono davvero allarmanti. Tra i ragazzi di età scolare oggi ci sono nel mondo 223 milioni di soggetti obesi o in sovrappeso e se non interveniamo, con questo trend di crescita nel 2025 saranno 268 milioni. Di questi, circa 4 milioni avranno il diabete e circa 27 milioni saranno ipertesi. Tra gli interventi urgenti da adottare, gli organizzatori suggeriscono di porre una maggior attenzione all'alimentazione della donna in gravidanza, sollecitano un più diffuso e prolungato allattamento al seno, propongono di stimolare i giovani a muoversi di più e a ridurre cibi e bevande zuccherate.

L'epidemia di sovrappeso nei bambini ha interessato anche l'Italia. Mentre negli ultimi anni il trend in crescita dell'obesità nell'adulto si è rallentato, destano sempre più preoccupazione i dati dell'obesità nei bambini. L'Italia assieme a Grecia, Spagna e Portogallo detiene il record poco invidiabile della maggior prevalenza di obesità nei bambini in età scolare in Europa. L'allarme però non preoccupa solo i paesi occidentali, ma anche paesi emergenti come Brasile, Cina e addirittura l'India dove anche lì si incominciano a vedere bambini oversize.

Per ironia della sorte, questa, che qualcuno sostiene essere la madre di tutte le malattie, è una condizione che non ha ancora avuto la dignità di essere riconosciuta come una malattia. L'abbiamo capito tutti che più si allarga la circonferenza della vita tanto più si accorcia la durata della vita. Sembra un gioco di parole, ma in realtà tutti gli studi epidemiologici confermano che tutte le malattie metaboliche correlano con un aumento del grasso viscerale, quello che sta dentro l'addome per intenderci. Con 20 kg sovrappeso aumenta del 25% il rischio di morte per infarto, del 10% di morte per ictus, del 24% il rischio tumore al colon e del 12% quello di tumore al seno.

Domani finalmente sarà discussa in Senato una mozione bipartisan perché si consideri l'obesità alla stregua di tutte le altre malattie metaboliche, dall'ipertensione al diabete alle dislipidemie, Si chiede che: «il Governo Italiano si adoperi in via normativa, affinché, nell'ordinamento, sia inclusa una definizione di obesità come malattia cronica, una definizione del ruolo degli specialisti che si occupano di tale patologia e una definizione delle prestazioni di cura e delle modalità per il rimborso delle stesse», e che venga organizzata una rete assistenziale simile a quella adottata a suo tempo per la cura del diabete.

L'obesità è una malattia, anche se molti ancora fanno fatica a crederlo. Mentre sappiamo che il diabete è una malattia seria che dev'essere gestita con competenza, non siamo ancora arrivati a capire che anche l'obesità deve avere la stessa dignità di cura. Questa purtroppo è una malattia «orfana» di cui apparentemente nessuno se ne vuole occupare, forse perché farsene carico avrebbe dei costi insostenibili, quindi si preferisce chiudere un occhio, o forse anche tutti e due. In questo, anche la Medicina ha avuto una grande responsabilità nel lasciare che questa malattia fosse a tutt'oggi gestita da commercianti piuttosto che dai medici.

Oggi in Italia, nel tentativo di perdere peso, spendiamo circa un miliardo di euro per prodotti dietetici, pasti sostitutivi, centri di dimagramento rapido, erbe miracolose, bacche che sciolgono i grassi, e chi più ne ha più ne metta, ma mentre troveremmo ridicolo che un diabetico o un iperteso andasse in un centro per la riduzione rapida della glicemia o della pressione arteriosa, o assumesse integratori, bacche o erbe per prevenirne le complicanze, non siamo capaci di fare le stesse considerazioni per quanto riguarda il sovrappeso.

Purtroppo chi ingrassa ha il danno ed anche le beffe. Spesso il soggetto in sovrappeso è oggetto di scherno e di riprovazione e chi ingrassa soffre di un forte disagio psicologico e sociale, tanto che, pur di risolvere il problema alla radice, una volta per tutte, sta dilagando in tutto il mondo il ricorso alla chirurgia bariatrica (= dell'obesità). Oggi in Italia, per ridurre il peso, vengono effettati circa 15.000 interventi all'anno. La speranza è quella di riuscire a risolvere definitivamente il problema, ma purtroppo non sempre è così. Intervenire sull'apparato digerente non è come togliere i calcoli della cistifellea o aggiustare un osso, è una cosa un po' di complicata che richiede un costante monitoraggio medico.

Speriamo che con la mozione in discussione domani in Senato sia il primo passo per dare un po' alla volta una risposta soddisfacente alla disperazione di circa 6 milioni di italiani.

Michele Pizzinini
Membro del Direttivo Nazionale della Società Italiana dell'Obesità

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