Rischi sismici e messa in sicurezza, la burocrazia frena

Rischi sismici e messa in sicurezza, la burocrazia frena

di Carlo Guardini

«È sempre mancata una vera volontà politica di risolvere alla radice il problema», dice l'ingegner Claudio Bortolotti già per molti anni stimatissimo (dalla gente, soprattutto) responsabile della Protezione civile del Trentino nella sua bella testimonianza di domenica sul terremoto che ha sconvolto il centro Italia.

Da tecnico, nel raccontare la sua interessante esperienza personale nella gestione delle molte crisi e particolarmente delle fasi del post emergenza (non a caso il titolo era «Dalla devastazione si può rinascere»), ha prospettato uno scenario sconfortante, anche se non sconosciuto a chi abbia un po' d'anni e memoria sulle spalle.

Un panorama caratterizzato da una politica, ormai storicamente incapace ? come le cronache degli ultimi decenni stanno a dimostrare ? di governare il territorio, di studiare e produrre un approccio alle questioni territoriali che sia di prevenzione.

Il ragionamento dell'ingegner Bortolotti non fa una grinza: semmai è omissivo a mio avviso di un aspetto rilevante. Infatti, non solo in occasione dei terremoti, mettere sotto accusa una politica che non sa decidere anche su molte altre cose, essenzialmente autoreferenziale e distaccata dai reali bisogni, a mio avviso è operazione del tutto facile ma altrettanto riduttiva: perché un'immensità di colpe e responsabilità - etiche, penali, civili, materiali ? risiede infatti nella marcescente organizzazione burocratica del nostro povero Paese, costituita e mossa efficacemente da élite che ? ad ogni livello amministrativo - esercitano il vero/reale potere di condizionamento rispetto al fare, per qualsiasi iniziativa e impresa.

Tralasciando l'aspetto della dilagante, cristallizzata, trasversale corruzione (che Raffaele Cantone sta tentando di contrastare in una lotta/ confronto del tutto impari), pesa come un enorme macigno la massa imponente di migliaia di leggi e leggine, articoli e codicilli formulati in modo pressoché schizofrenico dalla burocrazia nei decenni della Repubblica prima e seconda.

Provvedimenti approvati dal Parlamento, certamente, quindi dalla politica: ma accuratamente «progettati» e sapientemente architettati da una burocrazia abilissima nel ritagliare sempre e comunque spazi per la propria discrezionalità e l'esercizio delle quote di potere, grandi o piccole, nei confronti dei cittadini.

Nelle angoscianti cronache di queste ore, è un rincorrersi di accuse e sospetti lanciati attraverso i media (talvolta inopportunamente o in modo speculativo, come il Porta a Porta di Vespa, davvero sgradevole!) guardando alle storiche esperienze di terremoti italiani ed alle campagne di ricostruzione annunciate dalla politica: e quasi sempre arenatesi - se non del tutto fallite - proprio per colpa dei burocrati e dell'apparatik statale.

Forse l'unico caso nel quale si possa parlare di effettiva ricostruzione post terremoto è quello del Friuli (1979): ma grazie al carattere particolare di quella gente e soprattutto all'Autonomia speciale di quella Regione.

Dunque suona davvero falso e fastidioso quel mieloso e ipocrita «non vi abbandoneremo» dei politici accorsi a frotte fra le macerie ancora fumanti e la gente che s'è vista una vita devastata: più onestamente, si sarebbe dovuto dire «cercheremo di non abbandonarvi, di fare qualcosa».

Liberarsi dalla burocrazia parassita e dotarsi finalmente di un'organizzazione amministrativa funzionale e moderna dovrebbe essere un impegno prioritario della politica, terremoti a parte: ma ben sappiamo come lo spirito sia forte ma la carne ben più debole, e così la burocrazia in realtà fa comodo com'è perché essa costituisce e alimenta, controlla e influenza i bacini elettorali indispensabili alla vita della politica stessa, ai suoi (deleteri) meccanismi di funzionamento e sostentamento.

Parlo anche per esperienza vissuta: anni fa discutendo con un dirigente sul ruolo e le responsabilità dei tecnici nella pubblica amministrazione nella nostra eccellente Provincia Autonoma di Trento, mi sentii ribattere «per me quello che dice la Giunta è Vangelo» ed io a mia volta risposi «ma allora, cosa ti pagano (e molto) a fare tu e l'altro esercito di mega dirigenti?». Il contrasto fu vivo, ma del tutto inutile (il dirigente in questione è assurto a ruoli apicali, ovviamente).

Anche da noi la burocrazia è ormai scaduta nella sua qualità, è diventata un Moloch asservito alla politica ? anziché controllarla e stimolarla, come dovrebbe funzionalmente essere ? e per molti versi è del tutto incapace e inadeguata. Se ci fosse una vera burocrazia non vivremmo da anni in un clima di afasia progettuale e di visione rispetto a problematiche determinanti per il futuro delle prossime generazioni come l'alta velocità, un'economia competitiva e non assistenziale, un turismo moderno, una mobilità turistica sostenibile nelle Dolomiti e nel Garda, valide alternative d'approvvigionamento energetico.

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