Troppi zuccheri nei cibi. Danni enormi alla salute

Troppi zuccheri nei cibi

di Michele Pizzinini

Un lettore, solidale con la «battaglia» che sto portando avanti contro gli zuccheri, più o meno nascosti nei nostri cibi, era curioso di sapere se i dolcificanti possono rappresentare una valida alternativa allo zucchero. Prima di parlarvi dei dolcificanti devo fare una premessa partendo da lontano, cercando di spiegarvi perché siamo tanto attratti dai cibi dolci. Nella scala evolutiva il gusto per il dolce ha origini antichissime, basti pensare che, anche gli insetti, hanno un'innata attrazione per il dolce. Le piante non potendo muoversi sul territorio, in primavera producono fiori molto colorati per attirare l'attenzione degli insetti, depongono il nettare, che è composto di glucosio e fruttosio, in profondità dentro il fiore e quando l'insetto si insinua nel fiore per succhiare il nettare, si ricopre il corpo di polline e poi passando di fiore in fiore effettua l'impollinazione delle piante. Gli zuccheri del nettare non servono alla pianta ma rappresentano l'esca con cui attrarre gli insetti impollinatori.

Successivamente, d'estate, la pianta produce il frutto, che durante la maturazione si arricchisce di fruttosio, glucosio e saccarosio e dentro la sua succosa polpa nasconde il suo DNA in un seme dal gusto amaro, dentro un guscio ligneo indigeribile. Pensate a una ciliegia, a una pesca o a un'albicocca, i cui semi amari sono nascosti dentro un nocciolo, nascosto in mezzo alla polpa zuccherina, a sua volta avvolta dalla buccia colorata e la trappola è pronta.
La pianta, con un grande dispendio energetico, una prima volta mette a disposizione gli zuccheri dentro i fiori per gli insetti, per la fecondazione e una seconda volta li mette dentro i frutti per poter distribuire i suoi semi sul territorio. Si potrebbe quasi dire che il frutto rappresenta la modalità di conquista del territorio delle piante.

È solo da un centinaio di anni che abbiamo incominciato ad avere a disposizione enormi quantità di zuccheri semplici, perché in passato, la frutta maturava e marciva nel giro di pochi giorni, dunque l'attrazione fatale per il dolce aveva breve durata.  Lo zucchero fino a prima della scoperta dell'America era sconosciuto in Europa. Si dice che Venezia abbia fatto la sua fortuna commerciando spezie con l'oriente e i sapori sulle tavole erano completamente diversi da quelli che conosciamo noi oggi. Anche dopo la scoperta dell'America i cibi dolci erano una rarità, tanto che ancora all'inizio del 1900 il consumo di zucchero era di 1 kg per ogni persona all'anno. Oggi in Italia consumiamo circa 28 kg di zucchero per ogni persona all'anno e negli Stati Uniti ne consumano quasi 45 kg.

Alla luce di questi dati possiamo facilmente comprendere perché oggi stiamo assistendo a un'epidemia di diabete e di obesità. Quello che nel passato la natura aveva selezionato come un carattere vantaggioso per la nostra sopravvivenza, oggi questa «passione» per i cibi dolci si rivela essere la causa principale dell'epidemia di diabete e di obesità. Lo capirebbe anche un bambino che se il diabete è una malattia in cui ci sono troppi zuccheri nel sangue e noi mangiamo e beviamo troppi cibi e bevande zuccherate, dobbiamo incominciare ad intervenire tagliando proprio lì.

Nella convinzione di ingannare l'organismo, a partire dagli anni '50 del secolo scorso l'industria ha incominciato a sviluppare i dolcificanti che, come dice la parola, vengono usati per addolcire gli alimenti. La nonna dei dolcificanti è la saccarina, poi nel corso degli anni, ne sono arrivati molti altri: l'aspartame, l'acesulfame, l'isomaltulosio, il maltitolo, l'isomaltitolo, il sorbitolo e lo xilitolo sono quelli più diffusi, anche se negli ultimi anni la stevia, edulcorante di origine naturale, si sta diffondendo con grandissima rapidità.

L'intenzione dei produttori di dolcificanti era quella di offrire lo stesso gusto dolce con il minor numero di calorie possibile. Ma è davvero così facile ingannare l'organismo? I dolcificanti fanno bene? Fanno male? Sono efficaci, servono davvero? Queste sono solo alcune delle domande alle quali dovremo cercare di dare una risposta.

comments powered by Disqus