La grande contrazione delle risorse pubbliche provinciali e regionali è ormai un fatto incontrovertibile. I trasferimenti da Roma continueranno a diminuire anche nel futuro. Dovremo consideralo come non più recuperabile nel tempo. La politica dei tagli e dei risparmi è quindi cominciata anche da noi. Basta seguire il lungo e penoso dibattito sugli ospedali per comprendere che non si tratta solo di un soprassalto di razionalizzazione, ma di una necessaria diminuzione della spesa pubblica.
Stupisce che in una situazione di questo genere pochi si chiedano che cosa fare per rimediare, almeno parzialmente, a questo calo di risorse. È infatti abbastanza evidente che le fonti di finanziamento alternative a Roma debbano essere trovate attraverso un deciso aumento della capacità economica e competitiva del territorio. In altre parole, dobbiamo darci da fare con le nostre solo forze e capacità, come ci suggeriva già qualche decennio fa Nino Andreatta. Ma lo dobbiamo fare guardando soprattutto al di là dei nostri confini. La parola chiave è l'internazionalizzazione del nostro territorio.
Da questo punto di vista il Trentino Alto Adige si colloca a metà strada nella classifica delle statistiche sul grado di internazionalizzazione delle regioni italiane. A guardare i dati di Banca Intesa e dell'Istat, siamo addirittura primi nell'indice «sociale» di apertura internazionale (lavoratori e studenti stranieri che stanno da noi). Ma in cambio le cose non vanno altrettanto bene nel commercio con i nuovi mercati e nella capacità di attrarre investimenti (e quindi lavoro) dall'estero. Aggiungiamo poi le deficienze delle nostre infrastrutture di trasporto che rendono scarso il peso della movimentazione delle merci e dei passeggeri stranieri. Per quanto riguarda poi in particolare il Trentino, ben il 75% dell'export è in mano a poco meno di una cinquantina di aziende fra piccole e medie. Ma va anche detto che sono proprio quelle che hanno superato quasi indenni gli anni della grande crisi economica, mentre per tutte le altre le difficoltà non finiscono mai.
Che fare allora? Nella passata legislatura la Provincia ha cominciato ad intuire l'importanza della sfida ed ha cercato di mettere un po' d'ordine negli strumenti operativi e nella propria organizzazione interna. Ad esempio si è spostato lo sportello di Trentino Sprint in Trentino Sviluppo e all'interno di piazza Dante si è creato un ufficio ad hoc. Ma quello del riordino degli strumenti e dell'organizzazione delle politiche di internazionalizzazione è solo uno degli aspetti, certamente necessario ma non sufficiente.
Il problema è essenzialmente politico e di sviluppo di una strategia di lungo periodo che coinvolga l'intero territorio. Si tratta innanzitutto di decidere quali sono i settori e le vocazioni di specializzazione prioritarie del Trentino, in tutti i comparti, dall'industria all'agricoltura, dalla cultura alla ricerca, dal turismo ai servizi. È un passaggio necessario poiché l'obiettivo è quello di competere su altri mercati e di attirare investimenti da noi. Per quanto poi riguarda i mercati esteri bisogna avere la lungimiranza di scegliere anche fra quelli emergenti e non limitarsi a quelli tradizionali.
Allo stesso tempo, poiché siamo piccoli, vanno anche cercate alleanze con altre regioni italiane ed estere, assieme a cui concordare strategie comuni nella conquista dei mercati internazionali. Decisive sono poi le risorse finanziarie: va quindi mobilitato il credito e aperte le banche al sostegno alle imprese che vogliono muoversi sul fronte esterno. Ma soprattutto va sviluppata una cultura dell'internazionalizzazione nella società, fra gli imprenditori e nelle scuole, assieme all'Università e al sistema della ricerca trentina.
Oggi alle imprese servono meno informazioni (c'è internet), ma più impulsi e incoraggiamenti ad affrontare il mare spesso difficoltoso del mondo esterno. Occorre che la classe politica trentina, a cominciare dalla Giunta e dal presidente della Provincia, faccia dell'internazionalizzazione l'obiettivo strategico dei prossimi anni. Ugo Rossi aveva lanciato in campagna elettorale un piano Marshall per l'insegnamento dell'inglese nelle scuole. Ottima idea, ma intanto è necessario agire nel concreto della politica di internazionalizzazione avviando un discorso di sistema con imprenditori, università e ricerca, attraverso il quale mobilitare risorse umane e finanziarie che rendano realistico l'obiettivo.
Contemporaneamente vorremmo vedere la nascita di forti alleanze con altre regioni per rendere credibile un ruolo competitivo del Trentino nel mondo. Se si avrà la volontà di lanciare un forte messaggio di promozione internazionale del territorio e la convinzione di adottare politiche credibili ed efficaci in questa direzione, forse sarà possibile nel medio e lungo periodo ritornare ad un più ricco e solido bilancio provinciale sulla base delle nostre capacità di competere e non più solamente della nostra dipendenza dagli accordi finanziari con Roma.