Anziani, risorsa della comunità

Si è ormai consolidata la convinzione che gli anziani rappresentino un problema. Non è sempre stato così, al contrario. E non serve andare indietro nel tempo con nostalgia, rimpiangendo i «bei tempi andati», quando gli anziani erano considerati i membri più autorevoli e rispettati di una comunità, per riconoscere la scarsa considerazione che la nostra società riserva loro

di Bruno Dorigatti

In questo strano presente, pieno di paradossi, si è ormai consolidata la convinzione che gli anziani rappresentino un problema. Non è sempre stato così, al contrario. E non serve andare indietro nel tempo con nostalgia, rimpiangendo i «bei tempi andati», quando gli anziani erano considerati i membri più autorevoli e rispettati di una comunità, per riconoscere la scarsa considerazione che la nostra società riserva loro.


Anche le parole che siamo soliti usare mostrano la misura dei nostri limiti: si parla genericamente - e spesso in termini superficiali, se non spregiativi - di vecchi, di anziani, quando invece abbiamo di fronte un pezzo di società ampio e variegato: una «generazione inedita», come viene definita nei Paesi più avanzati, perché davvero rappresenta un fatto nuovo e originale nelle nostre società, la grande novità del nuovo millennio.

 

Dobbiamo essere in grado di interpretare questo enorme mutamento: l'Italia è un Paese che sta invecchiando e l'importanza di questo cambiamento non può essere sottovalutata, perché siamo di fronte ad una svolta epocale. Le questioni inedite non possono essere comprese con le categorie tradizionali, né tantomeno possono essere affrontate con gli strumenti dell'attuale sistema di welfare: abbiamo urgente bisogno di risposte innovative a bisogni nuovi, sempre meno classificabili negli schemi classici del nostro sistema assistenziale. Non sono infatti solo i settori della sanità e dell'assistenza ad essere chiamati in causa: bisogna fare in modo che si invecchi bene e in salute, e quindi bisogna mettere in campo innovative politiche di prevenzione.

 

Voglio ricordare che il 2012 è l'anno europeo dell'invecchiamento attivo: una grande occasione per riflettere sul ruolo di una generazione operosa e responsabile, che va valorizzata nelle sue competenze e nel suo straordinario bagaglio di esperienza. Questa «generazione inedita» non può e non vuole essere considerata «il problema» dell'Italia: al contrario, essa è una parte essenziale della soluzione ai problemi del Paese, un Paese che ha contribuito a costruire con sforzi e sacrifici, attraverso il lavoro. La memoria di cui è portatrice non si può rottamare come un ferrovecchio: è un patrimonio di inestimabile valore che deve essere messo a disposizione delle generazioni più giovani, per costruire tutti insieme un mondo più giusto e più solidale. Solidarietà tra generazioni: è proprio su questo patto che in Europa si è potuto creare un modello di stato sociale che ha garantito a lungo equità e giustizia attraverso la redistribuzione della ricchezza.


Questo meccanismo sembra essersi rotto: ma proprio oggi, in una fase di profonda difficoltà degli Stati nel garantire livelli adeguati di servizi pubblici, non possiamo abbattere i pilastri del welfare in nome di un'austerità ottusa o, peggio ancora, proclamando che per dare di più alle generazioni più giovani bisogna togliere a quelle più anziane. Non è certo a causa delle pensioni dei lavoratori che lo Stato italiano si è così fortemente indebitato, e non sarà certo tagliandole che si garantirà il risanamento: al contrario, un'azione politica tutta centrata sui tagli alla spesa pubblica finirà per deprimere ulteriormente i consumi, con le ovvie conseguenze recessive sul sistema economico e sul mondo del lavoro. Io temo questo scenario di impoverimento collettivo, dove a pagare più duramente le spese saranno- ancora una volta- le categorie più deboli, quelle che di certo non hanno fatto nulla per alimentare sprechi, disservizi e privilegi, ma che di questo stato di cose sono state e continueranno ad essere vittime.

 

Meno lavoro e aumento della disoccupazione sono gli spettri del nostro futuro: su questo tema i problemi dei figli si incrociano inesorabilmente con quelli dei padri e dei nonni, perché senza lavoro per i giovani non ci saranno risorse per finanziare i servizi e le pensioni per gli anziani. Il patto tra generazioni rischia di saltare, senza benefici per nessuno: è questo uno dei temi centrali che l'Europa si trova ad affrontare, ed è un bene che il Festival dell'Economia quest'anno lo abbia fatto diventare il perno della sua riflessione.

 

Oggi, sabato 19 maggio, si riuniscono a Trento i tanti Circoli Anziani e Pensionati della nostra provincia, una rete capillarmente diffusa che contribuisce al benessere della comunità: il loro quotidiano lavoro è un bene prezioso, e le Istituzioni che ho l'onore di rappresentare non possono che ringraziare umilmente per l'impegno che ogni giorno centinaia e centinaia di volontari mettono in campo. Questa realtà è la dimostrazione concreta che le donne e gli uomini, di qualsiasi età, non sono mai un problema, ma un'enorme opportunità e un inesauribile bacino di vita. Una comunità davvero coesa non può rinunciare al contributo di nessuno: ripartiamo anche da questi esempi, per fare in modo che la solidarietà non rimanga una parola vuota ma sia davvero il collante che tiene saldi i legami tra tutti i cittadini.

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