Gli appelli per l'Amazzonia

Gli appelli per l'Amazzonia

di Luigi Sandri

L’Amazzonia brucia, e anche Chiese e Religioni - come nel week end hanno fatto a Biarritz i “Grandi” della terra - hanno alzato la voce per chiedere ai governanti di fare il massimo sforzo, e con urgenza, per salvare la terra dal disastro. “Siamo tutti preoccupati - ha detto ieri il papa - per i vasti incendi che si sono sviluppati in Amazzonia».

«Preghiamo perché, con l’impegno di tutti, siano domati al più presto. Quel polmone di foreste è vitale per il nostro pianeta», ha concluso il papa.

Vi è un motivo particolare che ha spinto Francesco ad intervenire. In ottobre, infatti, si terrà a Roma un Sinodo speciale dei vescovi dedicato appunto all’Amazzonia, vastissimo territorio (7,8 milioni kmq di superficie) che appartiene a nove paesi, al Brasile, prima di tutto, e poi specialmente a Perù, Ecuador, Venezuela, Colombia e Bolivia. I documenti preparatori dell’Assemblea riaffermano il diritto dei popoli indios di poter vivere tranquillamente nelle loro terre avite, ora minacciate dal super-sfruttamento delle multinazionali.
Dal punto di vista ecclesiale il punto più delicato per il Sinodo è se ammettere che nelle foreste amazzoniche siano ordinati preti indios già sposati, per seguire comunità che vedono il missionario (celibe) una volta, massimo due, l’anno.

La Conferenza episcopale del Brasile, in implicita polemica con il presidente Jair Bolsonaro - accusato di non difendere gli indios, e di non essere intervenuto in tempo per arrestare l’opera di piromani - ha dichiarato: «Gli assurdi incendi in Amazzonia e le altre depredazioni criminali richiedono, ora, prese di posizione adeguate e misure urgenti. È tempo di parlare, scegliere e agire con equilibrio e responsabilità».
Ma la questione amazzonica ha pesato anche sulla X Assemblea mondiale delle Religioni per la pace (Rfp), svoltasi la settimana scorsa in Germania, a Lindau, dove sono convenute un migliaio di persone da tutto il mondo, e delle più diverse confessioni: cristiani, musulmani, ebrei, induisti, buddhisti, shintoisti, sikh… Hanno riflettuto su come contribuire, umilmente, alla soluzione dei problemi del mondo - quelli ecologici, come il cataclisma incombente e minaccioso in Amazzonia; quelli economici, con strutture ingiuste che generano oppressione; quelli etici, come il maschilismo che opprime le donne.

Rfp è un movimento che ha tenuto la sua prima Assemblea mondiale nel 1970 a Kyoto, in Giappone: in mezzo secolo, ogni cinque o sette anni le successive Assemblee si sono svolte in vari continenti. Rfp è una rete diffusa in oltre cento paesi, Italia compresa. L’anima delle sue iniziative è la consapevolezza che non vi sarà pace nel mondo se non vi è pace tra le religioni o, più precisamente, tra i/le seguaci delle differenti fedi. Il dialogo, dunque, e non la polemica o la voglia di concorrenza, o la strumentalizzazione del nome di Dio, dovrebbe caratterizzare i loro rapporti. Ma solo la coerenza nella vita, rispetto a ciò che predicano, renderà credibili le donne e gli uomini di Religione, e i loro pur solenni appelli.

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