Il Papa a Mosca? Per ora è un sogno

Il Papa a Mosca? Per ora è un sogno

di Luigi Sandri

Mosca continua ad essere “città proibita” per il papa di Roma, dato che, per ora, Vladimir Putin non intende forzare la mano al patriarca russo Kirill, ostile al viaggio di un pontefice nella “terza Roma” (come un antico mito chiama la capitale della Russia) perché sa che gran parte della Chiesa ortodossa del suo Paese non lo accetterebbe.

Tuttavia circostanze impreviste potrebbero accelerare un evento oggi non realistico. Giovedì scorso il capo del Cremlino è stato ricevuto in udienza (era la terza volta) da Francesco; nei loro colloqui - ha informato un comunicato vaticano - si è parlato, tra l’altro, dell’Ucraina (nella cui parte orientale è in atto una guerra a bassa intensità tra truppe fedeli a Kiev e due regioni che, sostenute dalla Russia, si sono proclamate del tutto autonome), e della situazione della comunità cattolica in Russia, una piccola minoranza di circa seicentomila fedeli, in un paese a maggioranza ortodosso. Però, ufficialmente, non si è parlato dell’ipotesi di un viaggio papale a Mosca.

Francesco e Kirill si sono già incontrati all’Avana, nel febbraio 2016; e già allora una parte dell’episcopato russo, e del mondo monacale, aveva visto con evidente fastidio l’evento, tollerato soltanto perché avvenuto a migliaia di chilometri dalla Russia. Ora, vi sarebbe una parte - minoritaria, sembra - dell’episcopato favorevole a un nuovo incontro trai i due: ma molti ortodossi russi sono comunque contrari a che ciò avvenga in patria.

Giovanni Paolo II - che era stato praticamente dappertutto, salvo la Cina e la Russia - aveva tentato la “meta proibita”. Nell’agosto del 2003, in un auspicato viaggio verso la Mongolia pensava di fare uno scalo a Kazan - nel Tatarstan: ottocento chilometri ad est di Mosca - prima di proseguire, e così consegnare nelle mani del patriarca una preziosa icona della Madonna che ai primi del Novecento da là era sparita, e poi fortunosamente arrivata da New York in Vaticano.  Ma Aleksij II - che accusava il pontefice di voler “cattolicizzare” la Russia a spese dell’Ortodossia - disse “no” all’ipotesi.
E, a prova che il viaggio in Mongolia era, per Wojtyla, un pretesto per toccare comunque la Russia, seppure non Mosca, al rifiuto del patriarca disdisse quel pellegrinaggio.
Tra i paesi dell’ex Unione sovietica divenuti indipendenti con il suo crollo nel 1991, Wojtyla visitò i Paesi baltici e l’Ucraina. Anche Bergoglio, l’anno scorso, è stato in Lituania, Lettonia ed Estonia. Egli vorrebbe, naturalmente, visitare anche la Russia, però non intende fare pressioni che mettano in difficoltà Kirill; e quindi attende con pazienza. D’altronde, il contrasto in atto tra Russia ed Ucraina (con la vicenda della Crimea: “occupata” dai russi nel 2014, tesi ucraina; “riannessa” alla madre-patria, tesi russa) renderebbe oggi problematica quella iniziativa.
Ma il giorno che Putin ritenesse utile alla sua politica un papa sulla Piazza Rossa, certo convincerebbe il patriarca di Mosca a dire “sì”. Perché, pensa lo “zar”, la capitale russa val bene una messa.

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