In India: poca carne e capelli lucenti

In India: poca carne e capelli lucenti

di Michele Pizzinini

Com’è tradizione, a settembre sono a rendervi conto delle impressioni del mio viaggio estivo, con un occhio particolare agli aspetti nutrizionali. Quest’anno, con un gruppo, ho visitato il Rajastan, che letteralmente significa la terra dei Maragià, una regione dell’India del nord. Siamo stati poi ad Agra, a vedere il Taj Mahal, considerato una delle 7 nuove meraviglie del mondo.

Il Taj Mahal è un mausoleo costruito dall’imperatore Shah Janan nel 1632 per ricordare la moglie preferita, morta a 39 anni in occasione del suo 14° parto. Successivamente ci siamo spinti fino a Varanasi, nota anche con il nome di Benares, città sacra per gli Indù dove sulle rive del Gange, lì chiamato “Madre Ganga”, abbiamo assistito alle cremazioni dei morti.

Ma non volevo solo farvi uno sterile reportage di viaggio, era mia intenzione invece condividere con voi alcune riflessioni di carattere nutrizionale. Prima considerazione, mi posso sbilanciare ad affermare che in India la fame non c’è, quanto meno nei posti visitati da noi. Tutte le volte che abbiamo proposto del cibo ai bambini loro lo disdegnavano decisamente e chiedevano “bon bon” e “chocolat”. Così gli adulti, che non chiedevano cibo ma denaro. Ero certo che, in ogni caso, avrei avuto modo di osservare delle manifestazioni di malnutrizione e di carenze di vitamine o sali minerali.

La religione/filosofia Induista considera sacra ogni vita animale, quindi l’alimentazione degli Indiani è prevalentemente vegetariana. In particolare la mucca, essendo considerata l’animale sacro per eccellenza, è intoccabile. Il pollo, forse non ha qualche dio di riferimento importante (le divinità nella religione Indù sono circa 33 milioni), perché ci veniva proposto quotidianamente cucinato con il curry.
La carenza di proteine animali si riflette nella popolazione indiana nella bassa statura media. È noto che l’altezza media della popolazione cresce in maniera direttamente proporzionale alla disponibilità proteica. Pur non avendo misurato nessuno, mi sono accorto che, io che sono alto 175 cm, tendevo ad essere mediamente più alto degli uomini che mi passavano vicino.

Le donne, dopo una certa età, presentano spesso degli addomi globosi, a conferma dell’eccessiva assunzione di amidi e zuccheri semplici, tale da giustificare una prevalenza di diabete in India nel 10% circa della popolazione, uguale a quella registrata negli Stati Uniti. Sebbene il tasso di obesità in India si attesti sul 3%, contro il 33% degli americani, la percentuale di diabetici è identica!
Pensavo che mangiando così poca carne potessero essere più diffusi manifestazioni di mancanza di ferro, di zinco o di altri sali minerali. Le carenze nutrizionali si manifestano facilmente in tessuti a rapido ricambio come gli annessi cutanei: capelli, unghie, peli. Chi è malnutrito spesso ha delle unghie che si sfaldano, i capelli diventano fragili, con le doppie punte e vengono persi a profusione. E qui ho dovuto ricredermi.

I capelli sono nella totalità della popolazione folti, lucenti, neri, forse anche per gli oli ed i coloranti naturali usati frequentemente là. La cosa che salta agli occhi è che praticamente non ci sono persone calve. Gli unici a presentare segni di calvizie incipiente erano i turisti occidentali.
Mi sono sorti alcuni dubbi, non sarà che noi con questa ossessione della pulizia e dell’igiene esasperata eliminiamo quelle sostanze grasse che servono da sostegno al capello? Potrebbe essere che il famoso microbiota cutaneo che svolge un importante ruolo protettivo venga azzerato dopo ogni lavaggio? Sbagliamo shampoo? Da bambino quando lo shampoo andava negli occhi bruciava e ci faceva piangere per 10 minuti perché era uno shampoo a pH acido, come giustamente richiederebbero i capelli. Oggi, per far contenti gli occhi, usiamo shampoo a pH neutro; stiamo forse alterando “il terreno” di crescita naturale del capello?

Potrei dire di non aver visto acne. Pur riconoscendo che dietro a problemi di caduta di capelli e di acne ci possono essere degli importanti squilibri ormonali, non sarà che troppa pulizia del viso elimina i batteri “protettori” e in soggetti predisposti prepara il terreno libero all’attacco di batteri patogeni?

Anche la situazione delle unghie è ottimale. Mi capitava spesso di osservare mani e piedi della gente perché le donne indiane amano decorarli con tatuaggi all’hennè e arricchirli con braccialetti, cavigliere e numerosi anelli alle dita sia delle mani che dei piedi. Credo di vedere più facilmente unghie con micosi nella mia pratica giornaliera di quanto non ne abbia viste in India in 2 settimane.

E, udite, udite, non ho mai visto un alluce valgo. Avete presente quella protuberanza che si forma alla radice dell’alluce, che assilla migliaia di persone? In India dove la gente cammina scalza o al massimo in ciabatte è una patologia sconosciuta. L’alluce valgo è dunque una “patologia da scarpa”?

La cosa sorprendente è che la gente nel Gange ci fa le abluzioni, ovvero questi lavaggi rituali, immergendosi completamente o anche solo parzialmente, e spesso si vedono persone che si lavano con il sapore, si lavano i denti con l’aiuto di bastoncini e per finire bevono l’acqua della Madre Ganga.

Noi, “civilizzati”, che ci tenevamo tanto all’igiene e guardavamo con sospetto le abitudini di vita di questo popolo, in quindici giorni abbiamo consumato litri e litri di Amuchina.

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