Le cattive abitudini arrivate in Africa

Le cattive abitudini arrivate in Africa

di Michele Pizzinini

Come gli anni scorsi vorrei condividere con voi alcune riflessioni sul mio recente viaggio in Botswana e Namibia. La madre Africa è veramente un posto magico, del quale non si può fare a meno di innamorarsi.

Ometto di soffermarmi nel descrivere la moltitudine di spettacolari paesaggi attraversati, l’incredibile numero di specie animali viste: leoni, leopardi, elefanti, giraffe, ippopotami ed ogni tipo di gazzella, i mitici tramonti africani e le sorprendenti albe, la simpatia e la disponibilità delle popolazioni locali, perché non finirei più.

Per avere un approccio più realistico possibile e non filtrato dalle comode e selezionate proposte dei tour operator internazionali ho scelto un programma di viaggio molto spartano, viaggiando in autonomia con un gruppo di entusiasti della natura, dormendo in tenda e in alberghetti, mangiando quasi sempre al sacco o nei ristorantini locali e cucinando alla sera delle gran pastasciutte intorno a un fuoco, in barba al fatto che alla sera i carboidrati non si dovrebbero mangiare.

Non sono qui per decantarvi le bellezze dell’Africa, perché ci sarebbero persone ben più preparate di me per farlo, ma ci tenevo a fare una riflessione sui rapidi e negativi cambiamenti sulla salute delle popolazioni africane, portati dalla «civilizzazione» degli occidentali, ovviamente in riferimento alla mia visione «cibo-centrica» del mondo.

Premessa indispensabile è ricordare che fino a pochi anni fa il comportamento alimentare degli africani era definito di tipo cacciatore-raccoglitore ed il loro apporto giornaliero di zuccheri era praticamente insignificante. Oggi invece i supermercati delle cittadine più grandi, peraltro forniti come i nostri, ma anche i negozietti dei villaggi, sono pieni di biscotti, patatine, dolciumi, corn flakes, pasta, riso, ecc. e soprattutto i frigoriferi sono pieni di bevande zuccherate.

Ricordo che una mattina in un supermercato davanti al bancone del dolci c’era la coda di una decina di persone e davanti a quello della verdura non c’era nessuno. Più di una volta mi è capitato di vedere nei villaggi i bambini che giocavano con un Chupa-chupa in bocca.
Anche il nostro gruppo, su proposta della nostra guida, per accattivarci il capo villaggio Himba, una popolazione del nord della Namibia, si è presentato con 50 kg di farina, 20 kg di zucchero, 5 kg di sale, 10 litri di olio e una tanica di benzina.

Paradossalmente anche noi, nel nostro piccolo, abbiamo contribuito a peggiorare la salute di questa gente.
Purtroppo i risultati di questo rapido e radicale cambiamento delle abitudini alimentari della popolazione sta incominciando a farsi evidente e le persone in sovrappeso sono sempre più numerose anche in Africa.

Il problema maggiore, legato all’eccessiva introduzione di zuccheri in popolazioni con un metabolismo del tutto incapace di smaltire questo tipo di combustibile, non avendone praticamente mai consumato in precedenza è comunque l’epidemia di diabete che si sta manifestando in Africa. La prevalenza di diabete in pochi anni è aumentata del 200% e a tutt’oggi in Africa meridionale, il diabete viene considerata una malattia mortale e la percentuale di decessi sotto i 60 anni dovuti al diabete è molto alta, ed arriva al 76%.

Da gran curioso quale sono ho mangiato di tutto e di più, assaggiando anche i loro piatti tipici e, pur sapendo di far inorridire qualcuno, ammetto di aver assaggiato anche la carne di zebra, giraffa ed orice, che si trova normalmente in tutti i ristoranti.

Uno dei riscontri positivi è stato che, prestando attenzione a non consumare cibi crudi, pur mangiando in ristorantini locali e in modeste locande, nessuno del gruppo ha avuto problemi di tipo gastroenterico, a testimonianza del fatto che evidentemente anche in Africa si stanno facendo grandi passi avanti nella modalità di conservazione, lavorazione e cottura degli alimenti, e questo è stato di grande conforto.
La cosa più incredibile che ho osservato, e per certi versi paradossale, è che nei supermercati ho visto interi scaffali di cibo per cani e gatti. Questo testimonia la rapidità con sui si stanno espandendo anche in Africa lo stile di vita ed i valori occidentali.

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