Il fumo fa male ma non allo Stato

Il fumo fa male ma non allo Stato

di Michele Pizzinini

Il 31 maggio si è celebrata la Giornata Mondiale contro il tabacco. Il fumo del tabacco è un vizio che interessa circa il 25% della popolazione adulta italiana per un totale di quasi 13 milioni di persone che fumano. Si è stimato che ognuno fumi in media 13 sigarette al giorno, ma un quarto di costoro ne fuma più di un pacchetto. Nell'Unione europea la percentuale dei fumatori è ancora più alta.
Le regioni dove si fuma di più sono per lo più al centro-sud, con ai vertici: Abruzzo, Umbria, Lazio e Sicilia. Per fortuna dal 2008 si sta assistendo a una lenta riduzione dell'abitudine al fumo che interessa però solo le classi più agiate, mentre tra le classi sociali economicamente più svantaggiate l'abitudine al fumo rimane alta. Siccome tra le ragazze l'abitudine al fumo è costantemente in crescita, ricordo loro che fumare fa anche venire la cellulite. 
Sono più di cinquant'anni che sappiamo che il fumo fa male. 

In Italia ogni anno muoiono circa 80.000 persone a causa del fumo. Da anni sappiamo che delle 4.000 sostanze che inaliamo con il fumo di sigaretta, 50 di queste sono sicuramente cancerogene. Una tra le più pericolose è indubbiamente il catrame che asfalta letteralmente i nostri polmoni. 
Sui pacchetti di sigarette si legge a caratteri cubitali «Il fumo uccide» e per legge i pacchetti di sigarette devono riportare immagini raccapriccianti che ci ricordano quanto il fumo sia tossico. Ma se il fumo è così dannoso perché lo Stato non prende provvedimenti? Se in un alimento ci fosse un contaminante pericoloso scatterebbe immediatamente l'allarme e quell'alimento verrebbe prontamente eliminato dagli scaffali dei supermercati. Le sigarette no.
Il fumo uccide ogni anno 6 milioni di persone al mondo. È un po' come se cadessero 30.000 aerei ogni anno, circa 80 aerei ogni giorno. È chiaro che tutti avrebbero paura di volare ed invece la voglia di fumare non passa mai. Poi c'è ancora qualcuno che sostiene che il fumo non sia una droga. Allora perché siamo così tolleranti col killer più pericoloso che ci sia in circolazione.  

Ovviamente, non occorre dirlo, ma è tutta una questione di soldi. Cinicamente parlando, lo Stato dal fumo incassa circa 15 miliardi di euro mentre la spesa sanitaria per curare le varie patologie legate al fumo: tumori, malattie cardiovascolari, malattie polmonari, e via dicendo, ammonta a circa 8 miliardi, garantendo un utile annuo netto di circa 7 miliardi. Un'operazione che è evidentemente vantaggiosa, se non fosse che viene giocata sulla nostra pelle. 
Supponiamo che al fumatore un pacchetto di sigarette costi 5 euro, di queste, 50 centesimi andranno al tabaccaio, 65 centesimi al produttore e 3 euro e 80 centesimi li incamera lo Stato. Tra accise sul tabacco e Iva lo Stato incassa il 77% del prezzo di un pacchetto di sigarette. Ricarichi del genere i commercianti se li sognano. 

Qualche maligno sostiene che lo Stato in realtà ci guadagni due volte, la prima con la vendita dei prodotti e la seconda con il risparmio che ne otterrebbe sul lungo periodo, su assistenza sanitaria e pensioni, perché il tabagista, secondo alcuni studi, vive mediamente dai 5 ai 10 anni in meno. Secondo uno studio americano ogni sigaretta che ci fumiamo ci accorcia la vita di 10 minuti. 
Ed infine non dimentichiamo che l'industria del tabacco allo Stato interessa anche perché questo settore dà lavoro a circa 190.000 persone. 
Questo spiega anche perché lo Stato non vuole la concorrenza della Cannabis nei tabacchini. Il commercio della marijuana, alla quale sono stati riconosciuti effetti terapeutici è stato recentemente legalizzato ed essa può essere venduta in un'erboristeria o al bar ma non in tabaccheria perché potrebbe fare concorrenza al tabacco. La marijuana, che forse fa bene, non si può vendere perché lo Stato non ci guadagna niente, il fumo che uccide sì perché garantisce lauti profitti. Mah.
Questo non dev'essere un buon motivo per passare dalle sigarette alla marijuana, anche perché quest'ultima aumenta decisamente il senso di fame e fa ingrassare.

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